Crescono i contagi nelle scuole di Napoli: dai 145 casi Covid segnalati dalla Asl Napoli 1 nel periodo post riapertura (dal 10 al 16 gennaio), pressoché in linea con i 200 dei giorni precedenti la chiusura del 21 dicembre, il monitoraggio dal 16 al 25 gennaio indica un vero e proprio balzo a quota 1.220 in sette giorni. In totale dunque, in due settimane, dal 10 al 25 gennaio, sono 1.365 le infezioni segnalate di cui il 10 per cento sintomatiche. Di tutti i tamponi antigenici e molecolari positivi processati la maggior parte (610) sono concentrati nelle scuole elementari, a seguire ci sono gli istituti superiori (370), quindi quelli della secondaria di primo grado (241) e infine le strutture dell’infanzia (144). La distribuzione dei casi resta sostanzialmente costante: la mappa dei focolai nei quartieri della città, attribuisce il primato al distretto 24 (Chiaia, Posillipo, S. Ferdinando) con un totale complessivo di 266 casi. Gli altri territori sono tutti a distanza, sotto i 200 casi: in particolare 193 al distretto 31 (Avvocata, Montecalvario, Pendino, Mercato, San Giuseppe Porto), 186 al distretto 29 (Colli Aminei, San Carlo all’Arena, Stella), 157 al distretto 28 (Chiaiano, Piscinola, Marianella, Scampia), 156 al distretto 27 (Arenella Vomero) e 143 al 33 (Vicaria, S. Lorenzo, Poggioreale). Molto più indietro le altre zone della città con soli 28 casi a Capri e 16 a Miano-Secondigliano. Elevato anche il numero totale dei contatti scolastici posti in quarantena che in una settimana sono passati da 570 a oltre 5mila (5.082). Qui l’anomalia è al distretto 33 con quasi 2mila persone in attesa di un tampone negativo, 1.335 al 27. Ciò a fronte di soli 3 casi (al distretto 27) di quarantene disposte all’interno delle famiglie a riprova che è la quota di non vaccinati a provocare i cluster nella popolazione scolastica.
Non a caso la stragrande parte dei tamponi positivi (con picchi assoluti oltre quota 200 in un solo giorno il 18 e il 24 gennaio) si concentra nella popolazione studentesca: sul totale di 1365 casi 99 sono a carico del personale docente (sottoposto a obbligo vaccinale) mentre del tutto sporadici i rilievi del virus nel personale tecnico e non docente (soltanto 5) risparmiati dal contatto costante con gli alunni. Nell’ultima settimana il 20% dei casi in età scolare è stato diagnosticato nei bambini sotto i 5 anni, il 46% nella fascia d’età 5-11 anni e il 35% nella fascia 12-19 anni. La variante Omicron ormai ha monopolizzato la circolazione virale (superiore al 90 per cento) e i ragazzi in età scolare sono il principale serbatoio a cui il virus attinge per la sua diffusione. Anche con Omicron i vaccini sono ancora molto efficaci contro le complicanze più gravi dovute al Covid ma, come rileva anche l’Istituto superiore di Sanità, i contagi sono in crescita in tutte le scuole d’Italia assorbendo il 30% dei nuovi casi rispetto al 24% della scorsa settimana. Un dato appena più alto a Napoli anche in ragione del rafforzamento dello screening a cui sono sottoposti gli studenti partenopei. In città la fascia di età che registra il più alto tasso di incidenza settimanale per 100mila abitanti è da 0-9 anni subito seguita da quella 10-19. Uno scenario in cui lo spartiacque è rappresentato dalle coperture vaccinali: al 25 gennaio a Napoli i bambini tra 5 e 11 anni vaccinati con la prima dose sono solo il 20 per cento del totale (12.811 su una platea di 64.557) e di questi il 15% ha completato il ciclo vaccinale. Tra i 12 e i 19 anni, è vaccinato il 67% della platea totale, (56.407 su 84.369 residenti), l’84% di questa quota ha completato il ciclo vaccinale e il 20% ha fatto la terza dose. Preoccupa, su un altro fronte, il Covid in gravidanza visto che due gestanti su tre non sono vaccinate. «Alla luce dell’elevata incidenza e presenza della variante Omicron di Sars-CoV-2 – commenta Alessandro Perrella, infettivologo del Cardarelli e componente dell’unità di crisi che dal 1 febbraio si trasferisce al Cotugno – è necessario il rigoroso rispetto delle misure comportamentali individuali e collettive ed in particolare distanziamento interpersonale, uso della mascherina, aerazione dei locali, igiene delle mani riducendo le occasioni di contatto ed evitando in particolare situazioni di assembramento. L’attuale situazione non consente alle Asl una puntuale mappatura dei contatti dei casi come evidenziato dalla bassa percentuale delle infezioni rilevate attraverso l’attività di tracciamento, pari al 20%, e da molte settimane c’è un forte impatto sui servizi territoriali ed assistenziali che contiamo di governare anche con l’uso dei nuovi antivirali finalmente in uso».