Obbligo vaccinale per il personale sanitario: fino all’autunno scorso erano poche decine i camici bianchi no Vax sospesi dai rispettivi Ordini a valle dei controlli delegati alle Asl. A Napoli l’Ordine dei medici ne ha sospesi finora solo 17, l’Ordine delle professioni infermieristiche 21, l’ente di rappresentanza delle 19 professioni sanitarie una quindicina. Lo scenario è totalmente cambiato con la nuova norma sull’obbligo vaccinale dei profili sanitari entrata in vigore a dicembre 2021. Legge che ha trasferito appunto dalle Asl agli Ordini di appartenenza, le verifiche sulla dose booster diventata nel frattempo obbligatoria. I camici bianchi sospesi rischiano ora di diventare migliaia sia per i più agevoli e capillari controlli che hanno snellito le verifiche attraverso l’accesso diretto alla piattaforma del ministero, sia per una falla nel sistema di verifica che non riconosce in automatico la validità del Super green pass conseguito a seguito di una guarigione. A portarsi più avanti e a rispettare tutti i termini della legge a Napoli è stato per primo l’Ordine delle professioni sanitarie, dei Tecnici di radiologia medica e delle professioni tecniche, della prevenzione e riabilitazione che ha già sospeso, dopo una diffida formale, 600 suoi iscritti (anche di altre province esclusa Salerno che ha un Ordine autonomo). Sono in istruttoria – ossia ancora in una fase preliminare all’invio delle diffide – altre 800 posizioni di infermieri e 1.648 profili per i medici. Attenzione, al netto di renitenti al vaccino e autentici no vax, scovati grazie ai controlli, a generare questi numeri è in molti casi una falla della norma che non si accontenta del green pass in corso di validità. «Gli Ordini – spiega Franco Ascolese presidente dell’Ordine che rappresenta 19 albi delle professioni sanitarie – devono obbligatoriamente allegare agli atti, a loro volta sottoposti al controllo dei Nas, i certificati di un medico vaccinatore o del medico di medicina generale che devono indicare i motivi dell’esenzione o della posticipazione del richiamo per un contagio».

L’ultimo caso è avvenuto al Cardarelli: per un sanitario sospeso dal suo Ordine per mancanza della dose booster ma contagiato a novembre nemmeno il via libera del medico competente aziendale è bastato a rimetterlo in servizio. Una falla grave in un momento di carenza acuta di personale sanitario in Asl e ospedali. «Dei 600 profili da noi sospesi – conclude Ascolese – oltre 400 sono riammissibili previa certificazione ma non abbiamo titolo per entrare nel merito». Un nodo ingigantito dalla diffusione di Omicron che ha contagiato tantissimi professionisti. La norma è entrata in vigore il 15 dicembre 2021: allo stato attuale è possibile fare la terza dose dopo 5 mesi (150 giorni) dalla precedente trascorsi i quali tutti i camici bianchi devono procedere al terzo richiamo a prescindere dalla scadenza del green pass. Per i professionisti sanitari l’obbligo vaccinale e la scadenza del green pass sono due gestioni separate e distinte. Gli iscritti inadempienti incorrono nella sospensione quando siano passati più di 5 mesi dalla seconda dose e se non abbiano fornito l’attestazione relativa all’omissione o al differimento della terza, ovvero la richiesta di vaccinazione da eseguire entro venti giorni o comunque a fronte della insussistenza dei presupposti per l’obbligo. «Prima di Natale sulla piattaforma del ministero della Salute – spiega Roberto Dezio, legale dell’Ordine delle 19 professioni sanitarie – risultavano 2.400 professionisti non in regola. A metà gennaio, alla vigilia dell’invio della diffida tramite Pec, i casi erano scesi a 1.300». La piattaforma del ministero non distingue tra i non vaccinati, quelli che non hanno fatto la terza dose booster nei 5 mesi stabiliti e quelli che hanno subito il contagio negli ultimi 4 mesi e la semplice validità del green pass non è un titolo sufficiente. «I 1.300 alla fine sono scesi a 600 sospesi equamente distribuiti tra le 19 professioni – conclude Dezio – che non avevano mai risposto alle sollecitazioni dell’Ordine. Dopo le diffide abbiamo avuto oltre 400 repliche, la documentazione è attualmente al vaglio delle esigue strutture ordinistiche. Un lavoro improbo, certosino quanto complesso e che pone in capo agli Ordini un enorme, gigantesco, problema di natura organizzativa che dipende da un ingorgo generato da una falla nella norma». Il decreto del 7 gennaio che obbliga al vaccino gli ultra 50enni assimila il contagio alla terza dose: per i sanitari questo automatismo non vale.

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