Nell’ultima settimana in Italia ci sono stati 2.440 decessi per Covid, in media 349 al giorno. E la maggioranza poteva essere evitata. Purtroppo gli ospedali hanno ancora una quota molto alta di pazienti non vaccinati. Così muoiono anche giovani no vax o persone anziane e fragili, che magari non hanno fatto in tempo a ricevere la terza dose.
Il direttore sanitario dello Spallanzani di Roma, Francesco Vaia, osserva: «Nella stragrande maggioranza i casi gravi di oggi sono stato contagiati con la variante Delta. Quelli con Omicron solitamente li trattiamo con monoclonali o retrovirali a livello ambulatoriale». Ma Omicron non sta sostituendo Delta? Calma, bisogna leggere i numeri con attenzione. La prima survey dell’Istituto superiore di sanità, a dicembre, dava la Delta ampiamente dominante, oltre il 90 per cento. L’ultima, al 3 gennaio, l’ha vista scendere al 19, con la Omicron ormai all’80. Però a dicembre avevamo 15mila casi al giorno, nel periodo di riferimento della survey successiva eravamo già a 170 mila. Il 19 per cento significa 33mila casi, dunque la Delta scende come percentuale dei casi, ma cresce come numeri assoluti di contagi. Per questo dalla prima linea degli ospedali dicono: in larga maggioranza, soprattutto in terapia intensiva, abbiamo ancora pazienti contagiati con la variante Delta che, rispetto alla Omicron, appare meno contagiosa ma provoca una malattia più grave. Ma chi muore per il Covid? Se prendiamo 2.500 decessi analizzati dall’Istituto superiore di sanità una settimana fa, si conferma chela fascia di età più colpita, come è prevedibile, è quella tra 80 e 89 anni (36,9 per cento), seguita da chi ha tra 70 e 79 (26,6) e dagli over 90 (17,7). Ma il vero dato preoccupante è quello dei quarantenni, cinquantenni e sessantenni, che pur avendo a disposizione il vaccino per proteggersi in modo molto efficace, lo rifiutano e continuano a morire: sommando quelle tre fasce di età, si scopre che rappresentano circa il 18 per cento dei decessi. E sono quasi tutti non vaccinati. Gli ultimi due casi di morti per Covid che si potevano evitare sono ancora più giovani e sono per uno scherzo del destino entrambe in provincia di Latina: prima la donna di Aprilia di 27 anni deceduta dopo avere dato alla luce un bambino; ieri il ragazzo di 28 anni di Terracina che aveva rifiutato le cure, no Vax come tutta la sua famiglia (ora anche il padre, 55 anni, è ricoverato in gravi condizioni per Covid). E se queste due tragedie hanno toccato persone molto giovani, ad essere colpiti più spesso sono No vax di età compresa tra i 40 e i 70 anni.
Osserva il professor Vaia spulciando i dati dello Spallanzani: «In terapia intensiva il 97 per cento dei ricoverati è non vaccinato o ha ricevuto la seconda dose più di 120 giorni fa, in area medica l’85 per cento. Appare evidente che per vedere diminuire il numero dei decessi dobbiamo accelerare con le terze dosi. A questo si deve aggiungere un uso ancora più intenso dei monoclonali, autorizzando anche quelli di seconda generazione». Gli epidemiologi che analizzano i dati sostengono che in Italia abbiamo una notizia buona e una cattiva: la prima è che la Omicron, tra i vaccinati con tre dosi, manda molte meno persone in ospedale del previsto; ma la seconda notizia è meno rassicurante: la Delta non è sparita, anzi, continua a circolare. Sarà interessante vedere l’esito della nuova survey dell’Istituto superiore di sanità sulla diffusione delle varianti che sarà pronto nei prossimi giorni. C’è chi prevede che ormai la Delta sia sotto al 10 per cento, ma sono ancora 17mila casi al giorno. Ricapitolando: i 350 decessi al giorno che vediamo oggi sono soprattutto o persone molto anziane, spesso con comorbidità, o irriducibili No vax, in un’età compresa tra i 40 e i 70 anni, che stanno giocando con la roulette russa della Delta, ma anche della Omicron che comunque può essere letale se trova un non vaccinato.

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