Battute finali nell’udienza preliminare che si svolge ad Avellino nei confronti di 15 indagati ritenuti responsabili a vario titolo della morte di 40 persone che il 28 luglio del 2013 persero la vita a bordo del bus precipitato dal viadotto “Acqualonga” dell’A16 Napoli-Canosa, nel territorio di Monteforte Irpino. L’udienza di oggi, presieduta dal Gup, Gianfrancesco Fiore, si è conclusa con gli interventi dei difensori dei vertici della Società Autostrade spa, l’ad Giovanni Castellucci e il dg Riccardo Mollo, per i quali la Procura di Avellino ha chiesto il rinvio a giudizio per omicidio colposo plurimo e disastro colposo. I difensori, tra i quali il professor Franco Coppi, hanno chiesto il proscioglimento dei loro assistiti, sostenendo che le barriere protettrici erano idonee a reggere anche gli urti più violenti. Gli interventi di manutenzione, hanno quindi spiegato i legali, in particolare sull’usura dei tirafondi (i bulloni che fissano al suolo la barriera, ndr), non rientravano nelle dirette responsabilità dei vertici societari ma nel contesto di una programmazione di interventi che riguarda l’intera rete autostradale. L’udienza, a differenza delle precedenti che si sono tenute in un’ampia sala del complesso museale del Carcere Borbonico, si è svolta in un’aula del Palazzo di Giustizia di Piazza De Marsico. Il giudice ha aggiornato l’udienza, che si svolge in Camera di Consiglio, e dunque a porte chiuse, al prossimo 9 maggio per consentire eventuali repliche della pubblica accusa, rappresentata dal procuratore capo, Rosario Cantelmo, e dai pm Cecilia Annecchini e Adriano Del Bene. Nella stessa giornata, il Gup potrebbe rendere note le sue decisioni sulle richieste di rinvio a giudizio per gli indagati. Intanto, delle 113 parti civili ammesse, il 60% esce dal processo penale in seguito al risarcimento convenuto con la Società Autostrade spa e la sua compagnia di assicurazione.

 

 

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