Restano in carcere Gennaro Lametta, Vittorio Saulino e Antonietta Ceriola, arrestati su richiesta della Procura di Avellino nell’ambito della inchiesta sul bus precipitato dal viadotto Acqualonga dell’A16 Napoli-Canosa, nel quale persero la vita quaranta persone. Il Gip del tribunale di Avellino, Antonio Sicuranza, si è riservato di decidere sulla richiesta di scarcerazione avanzata dagli avvocati degli indagati nel corso dell’interrogatorio di garanzia che si è svolto stamattina nel carcere avellinese di Bellizzi. Lametta, titolare dell’agenzia e proprietario dell’autobus, Saulino e la Ceriola, questi ultimi dipendenti della Motorizzazione Civile di Napoli, sono accusati di falso in atto pubblico, accesso abusivo al sistema informatico del ministero dei Trasporti e concorso in omicidio colposo plurimo: secondo l’accusa, avrebbero attestato la revisione, concretamente mai avvenuta, dell’autobus peraltro nei giorni successivi alla tragedia. Ciro Lametta, difeso dall’avvocato Francesco Lubrano, ha ribadito la tesi sostenuta il 21 maggio scorso nella deposizione spontanea ai pm Cecilia Annecchini e Armando Del Bene, che con il procuratore capo, Rosario Cantelmo, sono titolari dell’inchiesta, ovvero che non si occupava delle pratiche relative alla manutenzione degli autobus. Dal canto suo il funzionario tecnico della Motorizzazione, Vittorio Saulino, difeso dagli avvocati Gaetano Mastropasqua e Enrico Matarazzo, ha riferito al magistrato che alla data dei fatti che gli vengono contestati, si trovava all’estero. Sulla richiesta di scarcerazione dei tre indagati, il collegio difensivo ha insistito sulla ”eccessività” della misura cautelare in carcere, non ”essendoci rischi di reiterazione, inquinamento delle prove e fuga”.