Definì i pentiti “camorristi schifosi, che hanno da scontare ergastoli e puntano a salvare i propri patrimoni”. Per queste parole pronunciate nel corso di una conferenza stampa l’ex sottosegretario Nicola Cosentino è finito oggi sotto processo a Napoli – sesto procedimento a suo carico – per diffamazione a mezzo stampa. A querelarlo fu l’unico pentito che, pur senza essere citato, si risentì dello sfogo: si tratta di Michele Froncillo, ex reggente del clan camorristico Belforte di Marcianise egemone per anni nel capoluogo Caserta e nei comuni limitrofi, alleato prima della Nco di Cutolo, quindi dei Casalesi. Froncillo presentò querela nell’aprile 2013; tre mesi prima, a gennaio, Cosentino, quando era ancora parlamentare e godeva della relativa immunità ma era già imputato nel processo per concorso esterno in camorra, si era presentato ad una conferenza stampa con l’allora coordinatore campano del Pdl Francesco Nitto Palma; al termine dell’evento, su domanda di un giornalista circa le prove contro di lui, rispose che gli elementi erano solo le dichiarazioni dei pentiti, che definì poi in modo dispregiativo senza fare alcun nome. Froncillo decise di adire le vie legali, e nel corso della deposizione al processo all’ex sottosegretario spiegò di aver querelato Cosentino “perché ha definito i pentiti dei ‘bastardi’, mentre avrebbe dovuto riferirsi ai camorristi con cui va a braccetto”. I legali dell’ex coordinatore campano del Pdl, tuttora in carcere a Terni, Elena Lepre e Agostino De Caro, hanno presentato oggi della documentazione circa le condanne di Froncillo, ristretto ai domiciliari. Il giudice monocratico Marco Occhiofino della prima sezione penale ha rinviato al 17 dicembre prossimo per la discussione e la sentenza.