Giovedi 26 giugno, dopo un monitoraggio sul territorio dei volontari Enpa venivano rinvenute carcasse di due cuccioli morti. Dai primi riscontri sembra trattarsi proprio di avvelenamento. Ricordiamo che nella zona purtroppo già ci sono stati in passato episodi simili dove dopo diverse indagini è stato riscontrato anche un indiziato. Infatti già a Maggio, le guardie zoofile Enpa avevano rinvenuto resti di cinghiali mozzati imbustati ed inviato tutti gli atti alla Procura della Repubblica. Ricordiamo che i randagi presenti sul territorio sono accuditi dai volontari del posto che si prodigano per il loro benessere. I resti degli animali sono stati portati immediatamente all’Istituto Zooprofilattico di competenza dagli stessi volontari. Avvelenare un animale è un reato ai sensi dell’art. 544-bis del codice penale che prevede la reclusione da tre a diciotto mesi. Inoltre l’ art. 146 T.U. Leggi Sanitarie proibisce e punisce la distribuzione di sostanze velenose e prevede la reclusione da sei mesi a tre anni e un’ammenda da € 51,65 fino a € 516,46. Recentemente il Ministero della Salute è intervenuto sull’argomento emanando un’importante provvedimento normativo: l’ Ordinanza contingibile ed urgente concernente norme sul divieto di utilizzo e di detenzione di esche o bocconi avvelenati (Gazzetta Ufficiale n.13-2009) che istituisce divieti e obblighi per debellare la piaga degli avvelenamenti. L’importanza del ruolo della denuncia è sottolineato anche dall’Ordinanza stessa che, in caso di decesso, obbliga il proprietario o il responsabile dell’animale a darne immediata comunicazione all’Autorità competente. La denuncia può comunque e deve essere presentata anche qualora non sopraggiunga la morte e deve contenere le prove che l’animale sia stato avvelenato . Chiaramente le guardie zoofile Enpa coordinate del caponucleo Saverio Capriglione hanno iniziato le indagini per scoprire l’autore di questo crimine ed inviare tutta la documentazione alla Procura della Repubblica. Una comunità è un insieme di individui che condividono lo stesso ambiente fisico e tecnologico, formando un gruppo riconoscibile, unito da vincoli organizzativi, linguistici, religiosi, economici e da interessi comuni. Come è possibile che in una società ci siano ancora queste crudeltà nei confronti del più debole o dell’indifeso? L’unica risposta possibile è che la nostra è tutto fuorché una società fatta di esseri umani.