Le opere per proteggere dalle inondazioni il territorio del comune di Quindici (Avellino), tragicamente colpito, insieme a Sarno (Salerno), dall’alluvione del 5 maggio 1998, costituiscono “reali e concreti pericoli” in quanto canali e sistemi di regimentazione delle acque, costati diversi milioni di euro, sono ostruiti da rifiuti e detriti di ogni genere che nessuno ha, nel frattempo, rimosso.
Per queste ragioni, il Corpo Forestale dello Stato di Avellino, su mandato della Procura diretta da Rosario Cantelmo, ha posto sotto sequestro 14 chilometri di opere di difesa passiva realizzate negli anni post alluvione, affidando all’Arcadis, l’Agenzia regionale campana per la difesa del suolo, e al sindaco di Quindici, Liberato Santaniello, il compito di attivare “l’immediato svolgimento delle attività previste dalla legge”, cioè di provvedere a rimuovere quanto attualmente ostruisce i canali. L’iniziativa assunta dalla Procura di Avellino contesta il reato di “delitto colposo di pericolo di inondazione” a persone indagate, di cui non è stata resa nota l’identità. Negli anni scorsi, era stato proprio il sindaco di Quindici a denunciare la “assoluta assenza di manutenzione” delle opere realizzate e, in quella occasione, denunciò anche ” la realizzazione di una pista ciclabile, costata circa sedici milioni di euro, che nell’arco di pochi mesi è stata inghiottita dagli smottamenti verificatisi nella zona intorno alla montagna che sovrasta Quindici”.