BENEVENTO – Occhi rossi, visi rigati dalle lacrime, rabbia e sconcerto per la morte, inspiegabile e ancora inspiegata, di un padre affettuoso e un collega sempre sorridente e cordiale. Nella chiesa Santa Maria di Costantinopoli a Benevento si sono svolti i funerali per l’ultimo saluto a Fabrizio Ferrara, finanziere 39enne,

che prestava servizio nelle unità cinofile del gruppo di Aversa. E l’aria già insopportabile per le temperature roventi è diventata ancora più pesante per lo strazio dei parenti e la commozione di amici, colleghi e concittadini. Nella chiesa stracolma è aleggiato, come un macigno, l’interrogativo, senza risposta, perché? Ma di fronte alla morte ogni domanda svanisce nella consapevolezza inconscia dell’assenza di qualsiasi spiegazione.

Il momento di maggiore commozione è stato l’ingresso nella chiesa del feretro portato a spalla dai colleghi in lacrime di Fabrizio. La bara ha solcato la fiumana di persone lasciandosi dietro una scia di dolore e disperazione. Alle esequie hanno partecipato il comandante provinciale della Guardia di finanza di Caserta, quello del gruppo di Aversa, e centinaia di amici e colleghi. Pianti ininterrotti, ma anche volti rabbiosi e silenzi assordanti per la scomparsa di una persona voluta bene da tutti. Una fitta al cuore lo sguardo perso nel vuoto della moglie di Fabrizio, distrutta dal dolore.

Su espressa volontà dei parenti, al posto dei fiori, sono stati raccolti dei soldi che verranno devoluti in beneficenza. Un gesto nobile che rispecchia l’indole di Fabrizio, finanziere irreprensibile, ma soprattutto uomo dal cuore grande. Ferrara era sposato e aveva due figli, di 8 e 12 anni, ed era entrato a far parte della Guardia di Finanza nel 1994. Nella notte tra il 29 e 30 giugno il suo corpo è stato trovato privo di vita a pochi passi dalla caserma di Aversa, dove prestava servizio. Finora sono ancora in corso le indagini per accertare le cause del decesso.

Ma c’è un’unica certezza: Fabrizio non c’è più. E la sua assenza lascerà per sempre, in chi lo conosceva, un vuoto incolmabile.

Mario De Michele

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