Dunque c’è l’Alleanza di Secondigliano dietro la guerra di Fuorigrotta. Dietro l’agguato dell’antivigilia di Natale, gli spari a mezza altezza durante le serate di autunno, le stese contro auto e saracinesche a pochi passi dall’università di Ingegneria, si nasconde la longa manus del clan Licciardi. Dinamiche già viste, che si riaffacciano a poche ore da Natale, nel pieno del tentativo di un intero contesto cittadino di lasciarsi alle spalle l’emergenza covid, per un sospirato ritorno alla normalità. Ore 11, giovedì mattina, arriva la zampata criminale, come si legge nelle ultime carte della Dda di Napoli. Da Secondigliano a Fuorigrotta, grazie a un solido avamposto in quel di Bagnoli, così va avanti l’avanzata dei clan di Masseria Cardone. Ma restiamo a quanto avvenuto in via Duilio. Quartiere borghese, teatro dell’agguato dell’antivigilia, ora c’è un’idea chiara di cosa è accaduto negli ultimi diciotto mesi. In pochi chilometri si contano almeno sette famiglie criminali che si contendono il territorio. Ridotto ai minimi termini lo scenario è questo: Vitale Troncone (scarcerato un anno fa assieme al figlio Giuseppe) prova a riprendersi il controllo della zona, puntando contro i Baratto, in uno scenario in cui si inserisce il clan di Massimiliano Esposito di Bagnoli, che ha alle spalle l’Alleanza di Secondigliano. Fanno gola gli esercizi commerciali in un quartiere a pochi passi da via Caravaggio, la movida di Coroglio, gli indotti creati da stadio Maradona e Università. E non solo. Fanno gola anche le piazze di spaccio di rione Traiano, dove – ormai da decenni – si confrontano almeno sei famiglie criminali. Ma restiamo ancorati alle ultime ore, al di là di questa frastagliata geografia mafiosa. Non va a buon fine il colpo messo a segno dalla Dda di Napoli di trarre in arresto il figlio del boss ferito. Ieri mattina, il gip ha deciso di scarcerare Giuseppe Troncone, che era stato fermato il 23 dicembre per un reato che risale allo scorso ottobre.
Ma qual era l’accusa a Troncone jr? Assieme al cugino Andrea Merolla (ucciso a novembre, sempre in via Duilio) avrebbe picchiato a sangue (spaccandogli i denti) un rapinatore che si aggirava furtivo nella zona dei Troncone, a caccia di un’auto da portare via. Una ricostruzione che fa leva anche sull’allarme che si è verificato negli ultimi due mesi: venti di guerra – scrivono gli inquirenti – al di là del pestaggio che sarebbe stato consumato, c’è il rischio di fuga di Troncone jr. C’è una faida in corso, ora jr potrebbe allontanarsi dalla zona, far perdere le tracce e meditare vendetta dopo l’agguato subìto dal padre. Inchiesta condotta dal pm Salvatore Prisco (titolare delle indagini sull’area ovest), c’è il rischio che il ventenne scappi dopo aver compreso di essere finito nel mirino dei clan rivali; c’è la possibilità – in via potenziale – che organizzi addirittura una risposta dopo l’agguato subito dal padre. Materia rovente quella del pericolo di fuga in un quartiere che si scopre vulnerabile e al centro di scontri incrociati. Materia rovente e controversa, anche alla luce di quanto avvenuto ieri mattina dinanzi al gip del Tribunale di Napoli. Difeso dai pm Antonio Abet e Andrea Lucchetta, Troncone ha ottenuto la non convalida del fermo, con tanto di scarcerazione. Lascia il carcere, non è più detenuto, a distanza di sole 48 ore dalle manette. Ricordate il suo profilo? Cinque anni fa fu protagonista di un fatto di cronaca gravissimo: fece fuoco contro alcuni rivali in una zuffa tra i baretti di Chiaia, in una rissa esplosa in via Poerio. Stava avendo la peggio, dopo essere stato aggredito da soggetti del clan Formicola, solo miracolosamente non fece morti. Finì in cella, in un processo che ha avuto letture differenti: condannato in primo grado a dieci anni per tentato omicidio, è stato assolto in appello e scarcerato. Un anno fa il ritorno a casa, per poi distinguersi per atteggiamenti da boss, in uno spaccato metropolitano finito al centro dell’avanzata militare ed economica della camorra di Secondigliano.