E’ stato fissato per la giornata di domani l’interrogatorio di garanzia di Francesco Caprio, imprenditore casertano finito nel mirino della magistratura per una serie di appalti nelle caserme che sarebbero stati pilotati. Nell’inchiesta sono coinvolti anche due ufficiali dell’esercito. I due tenenti colonnello erano in servizio fino a poco tempo fa a Napoli al X Reparto Infrastrutture del Ministero della Difesa, poi sono stati trasferiti in altre caserme campane. Crisileo era capo ufficio amministrazione, mentre Mautone gestiva l’ufficio contratti; entrambi erano componenti nella commissione dell’Esercito che ha affidato numerosi appalti. Tre i ‘lavori’ finiti nel mirino degli inquirenti, due relativi alla caserma Oreste Salomone di Capua, il terzo alla caserma Rispoli di Maddaloni. I primi due appalti furono concessi nel 2014 alle società di Caprio, la Power Group srl e la Coedi srl: il primo, da 122 mila euro, riguardava i lavori “di sistemazione di impianti idrici, depurazione e aggottamento alla caserma”, per cui l’imprenditore avrebbe pagato, secondo gli inquirenti, una tangente di 35 mila euro. Il secondo appalto riguardava i lavori “di rimessa e tenuta in efficienza dell’impianto termico a vapore dell’intero comprensorio e dell’impianto termico ad acqua calda dei vari padiglioni”; in questa circostanza, è emerso, Caprio avrebbe pagato ai due ufficiali 9 mila euro. Il meccanismo attraverso cui le gare venivano truccate per aggiudicarle a Caprio è ancora oggetto di indagine, ma sembra che i due ufficiali si facessero consegnare dall’imprenditore varie offerte alternative, in modo da scegliere quella che metteva fuori gioco gli altri concorrenti. Per entrambi sono state determinanti le intercettazioni. “La mia quota! Tu devi portare 35”: dice Mautone a Caprio in una delle conversazioni captate, facendo riferimento ai 35 mila euro di tangente. In un’altra telefonata, ancora Mautone insiste con Caprio: “Devi portare nove perché tre sono i miei – gli dice – li devi portare a me ed io provvedo a Crisileo”. L’indagine che, secondo il procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere Maria Antonietta Troncone, “ha svelato l’esistenza di un sistema illecito consolidato per cui i tre indagati sapevano bene che per affidare l’appalto, bastava pagare” è partita dagli accertamenti della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli sugli appalti dati dal Comune di Caserta, in particolare su alcune irregolarità emerse nell’assegnazione di lavori di ristrutturazione dell’ex caserma Sacchi.