“Nelle elezioni comunali tenutesi a Casal di Principe nel 2005 e nel 2007 i candidati poi eletti sindaci, Pasquale Martinelli e Cipriano Cristiano (ultimo sindaco prima dello scioglimento del consiglio comunale per camorra, ndr), furono decisi da Nicola Schiavone, figlio di Sandokan.

Dopo queste elezioni arrivò un fiume di danaro per lavori pubblici, tra i 10 e i 20 milioni di euro che andarono alle ditte del clan”. Lo ha affermato il collaboratore di giustizia Roberto Vargas (collegato in videoconferenza) al processo “Il Principe e la Scheda Ballerina” in corso al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) che vede imputato l’ex sottosegretario Nicola Cosentino per reimpiego di capitali illeciti con l’aggravante di aver agevolato il clan dei Casalesi in relazione alla costruzione di un centro commerciale, peraltro mai realizzato. Vargas, condannato con sentenza definitiva per un triplice omicidio del 2009, rispondendo alle domande del pm della DDA Antonello Ardituro, ha spiegato “che il clan dei Casalesi, in particolare gli Schiavone, da inizio anni ’90, hanno sempre scelto i sindaci di Casale, tranne Renato Natale; il clan ha sempre sostenuto Forza Italia e poi il Pdl, in quanto Cosentino era, così come Gennaro Coronella (ex senatore Pdl, ndr), a nostra disposizione. Entrambi però erano restii a incontrare i camorristi”. “Cosentino – ha aggiunto Vargas – era furbo, e i contatti con lui, dal 2005 in poi, li teneva solo Nicola Schiavone; questi ci disse che non dovevamo estorcere nulla alle pompe di benzina Agip aperte dalla famiglia Cosentino in quel periodo né potevamo presentarci ai cantieri della centrale di Sparanise dove c’erano interessi del politico”. Vargas ha citato anche l’ex consigliere regionale della Campania dell’Udeur Nicola Ferraro, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. “Ferraro – dice – incontrava i camorristi senza problemi; la lista Udeur alle varie elezioni, grazie al nostro appoggio, prese parecchi voti”. Vargas ha raccontato poi, senza però distinguere tra le due tornate elettorali, “che in ogni lista c’erano uomini vicini al clan, poi diventati consiglieri e assessori al Comune di Casale, c’erano tra gli altri Erminio Schiavone, parente di Sandokan, un parente di Peppe Russo o’ padrino, i nipoti dell’imprenditore Apicella (condannato in Spartacus, ndr), Antonio Corvino, figlio di Gaetano, colui che ospitò il summit di mafia interrotto nel cosiddetto ‘blitz di Santa Lucia’ (nel 1993)”. Sui lavori concessi dalle due amministrazioni alle ditte colluse, Vargas riferisce esplicitamente delle “opere di rifacimento dei marciapiedi che dalla rotonda di Casale arrivavano a Villa Literno. Il lavoro fu affidato da Nicola Schiavone a me e mio fratello Pasquale che lo demmo a nostro cugino Michelangelo Madonna (ex consigliere provinciale) che aveva una ditta; anche lui, sin dall’inizio militante di Forza Italia, fu eletto alla Provincia grazie ai voti del clan. Gli altri appalti andarono ad Apicella e alle aziende a lui collegate”. L’esame di Vargas è stato poi sospeso in quanto solo qualche giorno fa la DDA ha deposito i verbali di tre interrogatori da lui resi e mai allegati agli atti, relativi alla centrale elettrica di Sparanise; sul punto, come deciso dal collegio presieduto da Orazio Rossi su sollecitazione del legale di Cosentino Agostino De Caro, si riprenderà alla prossima udienza (il 20 dicembre ma è probabile il rinvio per l’astensione degli avvocati) per dare possibilità ai difensori di preparare la difesa. “Solo il 3 dicembre siamo stati avvisati del deposito, ma i difensori degli altri imputati non hanno avuto alcuna notifica” ha spiegato De Caro. “La mancata notifica è stato un errore della cancelleria”, ha ammesso Ardituro.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui