Giovanni Zara, ex sindaco di Casapesenna tra il 2008 e il 2009, ha confermato oggi nell’aula del tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) le accuse ai danni del boss Michele Zagaria e di un altro ex primo cittadino del comune casertano, Fortunato Zagaria, omonimo del capoclan; i due sono imputati con l’ex consigliere comunale Luigi Amato di minacce aggravate dal metodo mafioso. Per la Dda l’ex sindaco Zagaria, dietro ordine del boss, avrebbe minacciato di morte Zara per il suo impegno anticlan; in quel periodo, Zagaria era vice-sindaco di Zara. “Il giorno dopo l’arresto di tre latitanti del gruppo Setola (30 settembre 2008, ndr) – racconta Zara – feci un comunicato stampa come sindaco in cui mi auguravo che presto fossero presi anche Iovine e Zagaria. Così il mio vice mi convocò allo stadio comunale; qui mi portò dentro la struttura, e alla presenza del consigliere Amato mi disse in dialetto che ero ‘un uomo di m..’ e che il boss voleva delle risposte che io dovevo dare, altrimenti avrei fatto la fine di Antonio Cangiano (ex vice-sindaco sparato dalla camorra e poi rimasto paralizzato fino alla morte, ndr)”. Zara, qualche giorno dopo, fu convocato dalla Dia ma non disse nulla. “Ho sbagliato – dice – e me ne pento, ma il giorno prima della convocazione Setola aveva commesso l’ennesimo omicidio, e io avevo paura di fare la stessa fine se avessi denunciato le minacce”. Zara in quel periodo forniva un importante supporto alla Dia. “Comunicai agli investigatori di due covi usati da Zagaria in via Sant’Agata e via Colombo, ed in effetti furono trovati”.

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