Alla fine il tempo è sempre galantuomo. Dopo un brutto periodo, corredato da un vero e proprio massacro mediatico, sono finalmente giunti giorni felici per Lello De Rosa. L’architetto di Casapesenna infatti ha vinto due importanti battaglie legali. La prima gli ha consentito di essere reintegrato come dipendente del Comune di Teverola (il tribunale ha dichiarato illegittimo il licenziamento). La seconda, altrettanto rilevante, l’archiviazione nell’ambito dell’inchiesta sul Consorzio Unico di Bacino per i rifiuti delle province di Caserta e Napoli, in cui anche De Rosa figurava tra i 108 indagati accusati a vario titolo dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere di peculato, truffa, abuso d’ufficio, corruzione, falso ideologico e voto di scambio. All’epoca dei fatti De Rosa era un capo area del Cub. Gli veniva contestato dal pm Antonella Cantiello, che ha condotto le indagini, di aver ricevuto indebitamente alcune indennità di funzione e di essere stato favorito, sotto il profilo lavorativo, dall’allora presidente del Consorzio Enrico Parente per motivi politici. Ma, dopo essere stato ascoltato dal pm, l’architetto casapesennese ha dimostrato la sua totale estraneità ai fatti, al punto che lo stesso pubblico ministero ha fatto richiesta al giudice per le indagini preliminari di archiviare la sua posizione. E il gip sulla scorta dell’evidenza dei fatti ha accolto la richiesta della Procura scagionando completamente De Rosa. Da una più attenta valutazione della vicenda infatti è emerso con chiarezza e documenti alla mano che l’architetto ha regolarmente svolto le funzioni di responsabile dell’articolazione territoriale del Cub in relazione ai servizi di raccolta differenziata per 21 comuni, poi diventati 49 in base a deliberazione del 19 giugno del 2009. “L’indennità, la cui attribuzione gli viene contestata, – si legge nella richiesta di archiviazione del pm – corrispondeva allo svolgimento di funzioni di coordinamento derivanti dal ruolo ricoperto”. Sin dall’anno 2006 De Rosa è risultato legittimamente inquadrato nel livello professionale 8Q e peraltro è stato uno dei pochi ad aver subito un ridimensionamento del livello retributivo. Quindi per motivi politici è stato penalizzato altro che favorito. “Alla luce delle argomentazioni sostenute e della documentazione depositata – scrive il pm Cantiello -, non si ravvisano elementi sufficienti a sostenere l’accusa in giudizio”. Per la Procura quindi a De Rosa non è addebitabile alcun reato. Da qui la richiesta di archiviazione recepita in toto dal gip. L’allora dipendente del Cub esce completamente “pulito” da una vicenda che ha destato un enorme clamore per il coinvolgimento di ben 108 indagati. Ma l’architetto è stato uno dei più bersagliati dagli organi di informazione (come è avvenuto anche per il caso Teverola) per il semplice fatto di essere il fratello del sindaco di Casapesenna, Marcello De Rosa, finito a sua volta nel mirino dei mass media nonostante sia testimone di giustizia per aver fatto arrestare e condannare 8 estorsori dei Casalesi e lui e la sua famiglia siano sotto scorta. Ma, come dicevamo all’inizio, il tempo è galantuomo. E per l’architetto Lello De Rosa è finalmente finito il calvario con la soddisfazione di aver dimostrato, già prima dell’inizio del processo sul Cub, la sua totale innocenza.

Mario De Michele

 

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