CASTELVOLTURNO – Dalle indagini sul clan dei casalesi, e in particolare sul gruppo Bidognetti, che ha da sempre operato con i suoi affari loschi ed estorsioni a tappeto nella zona del litorale domizio, si apprende che il boss Egidio Coppola “o brutos” diede ordine ai suoi uomini quando lui era capo-zona a Castelvolturno, di studiare un piano per eliminare un commerciante che si era ribellato al racket delle estorsioni. Che dire: la stessa strategia sanguinaria che dopo un paio di anni avrebbe utilizzato nella zona rivierasca il capo dell’ala stragista della camorra casertana Giuseppe Setola. Ora sia Setola che Coppola sono detenuti, per fortuna, restano i particolari che si apprendono dalle indagini della Dda e dalle dichiarazione dei pentiti. In particolare il collaboratore di giustizia Giuseppe Cecoro ha riferito il nome del commerciante che i casalesi volevano eliminare. Si tratta di Sabatino D’Alterio: “Un’altra persona sottoposta ad estorsione – ha rivelato ‘la gola profonda’ del clan ai magistrati – era Sabatino D’Alterio, proprietario a CastelVolturno di un deposito di materiale elettrico e di un supermercato sito all’ingresso della città. D’Alterio non voleva pagare e perciò in una circostanza gli vennero incendiati sia il supermercato sia il deposito. Tale incendio – ha continuato nell’interrogatorio il pentito –, venne ordinato da Pasquale Morrone (oggi defunto) quando uscì dagli arresti domiciliari. L’incendio è avvenuto durante la mia prima carcerazione. Quando lasciai la prigione andai personalmente a parlare con D’Alterio, per conto di Egidio Coppola, gli riferii che doveva pagare la tangente. Mi recai nel supermercato, che nel frattempo aveva ristrutturato, ma ancora una volta D’Alterio si ribellò a noi del clan e chiese di parlare con Egidio Coppola, cosa che all’epoca era impossibile perché lo stesso Coppola era latitante. Quando mi recai da Coppola per fargli presente l’ennesimo rifiuto di D’Alterio a pagare, mi fu ordinato di studiare insieme a Maurizio Lavoro un piano per uccidere Sabatino D’Dlterio”. Dalle indagini si è poi appreso che la camorra casalese desistette dall’inteso omicidio perché il boss e i killer del clan vennero a sapere che il commerciante aveva già esposto una denuncia e aveva confidato alle forze dell’ordine di aver subito minacce. “Temevamo – ha concluso Cecaro nell’interrogatorio – che se avessimo attentato alla sua vita saremo stati immediatamente individuati e arrestati”. Per fortuna una missione di morte non andata in porto.

Carlo Pascarella

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