CASAPESENNA– “Può essere che nel frattempo che faccio l’appello muore Maresca (tutti ridono). Voglio vedere cosa succede. Muore di malattia per cazzi suoi”. Così, il 29 settembre 2012, parlava Vincenzo Inquieto, l’uomo che nella sua abitazione di Casapesenna (Caserta) nascondeva il capoclan dei casalesi Michele Zagaria, arrestato nel dicembre 2011.
Il riferimento è a Catello Maresca, uno dei pm della Dda che per anni hanno dato la caccia al latitante e che sulla sua cattura ha scritto un libro. L’intercettazione ambientale, avvenuta nel carcere di Foggia, é contenuta nell’ordinanza di custodia cautelare notificata oggi alla moglie di Inquieto, Rosaria Massa, accusata di favoreggiamento nei confronti del boss, e a uno dei fratelli di Zagaria, Antonio, che risponde di associazione camorristica. Nel provvedimento cautelare il gip Maria Vittoria Foschini sottolinea che il contributo di Rosaria Massa alla latitanza di Michele Zagaria è stato fondamentale: nel bunker ricavato sotto l’abitazione dei coniugi Inquieto, infatti, non c’era cucina; era la donna, dunque, a preparare tutti i pasti al latitante. Nell’intercettazione, Inquieto conversa proprio con Rosaria Massa e con i loro due figli. I quattro criticano aspramente le iniziative della magistratura. Riferendosi alle meticolose perquisizioni compiute nella casa in cui si nascondeva il capoclan, Rosaria Massa dice: “Cosa credevano di trovare, credevano di trovare le bombe”. “Di Saddam Hussein”, aggiunge la figlia.