“É stato il centrosinistra con la sua opposizione alla costruzione di impianti a far scoppiare (ad inizio degli anni 2000, ndr) il ciclo dei rifiuti in Campania. Senza impianti e con l’immondizia per strada, la conseguenza è stata che la camorra si è inserita nel settore guadagnando con i trasporti”. Così l’ex sottosegretario del Pdl Nicola Cosentino al processo in corso al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) in cui è imputato per concorso esterno in associazione camorristica. Cosentino, tuttora detenuto al carcere di Terni, ha risposto per la quarta udienza di fila alle domande del suo legale Stefano Montone (sei le udienze dedicate all’esame del pm della Dda Alessandro Milita). Al centro delle domande il contratto che la Fibe-Fisia Italimpianti sottoscrisse con la Regione allora governata da Antonio Bassolino, che era anche commissario per l’emergenza rifiuti, che “prevedeva in origine – ha spiegato Cosentino – la realizzazione di due termovalorizzatori, uno ad Acerra e l’altro a Battipaglia, e di sette Cdr, (tre nel napoletano e gli altri nelle quattro province campane). Già quando appose la firma (il 2000), Bassolino sapeva che difficilmente il contratto sarebbe stato applicato, in quanto i partiti che lo sostenevano, ad iniziare dai Verdi, erano contrari alla termodistruzione e premevano per la differenziata. Alla fine accadde che il primo cdr fu realizzato in neanche un anno nel Casertano, a Santa Maria Capua Vetere, a riprova che io non ho mai contrastato la Fibe, nonostante la Dda sostenga il contrario, mentre nelle altre province, a causa delle proteste politiche e di piazza, rimase tutto fermo e per almeno due anni non si realizzò nulla, né gli impianti né la differenziata; tra l’altro in quel periodo furono chiuse anche le discariche”. “Bassolino, come Commissario, avrebbe potuto rivolgersi al ministero dell’Interno e inviare i militari per consentire la realizzazione degli impianti, come fece Berlusconi quando inviò l’esercito ad Acerra per ultimare i lavori del termovalorizzatore; ma per motivi politici Bassolino non si mosse. Eppure – ha concluso Cosentino – con gli impianti realizzati sono certo che la camorra non avrebbe fatto nulla perché non ci sarebbe stato nulla da guadagnare”.

 

 

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