“Non ho mai chiesto voti a don Peppe Diana (ucciso dalla camorra a Casal di Principe il 19 marzo, giorno di San Giuseppe, del 1994, ndr) anche perché sono convinto che mi votasse a prescindere”. E’ quanto ha dichiarato l’ex sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino al processo Eco4 – in corso al tribunale di Santa Maria Capua Vetere – in cui è imputato per concorso esterno in associazione camorristica. Cosentino, rispondendo alla domanda del suo legale Agostino De Caro, ha ribattuto a quanto affermato nell’udienza del 4 febbraio 2013 dal pentito Carmine Schiavone, deceduto lo scorso anno. “Nel 1991 – aveva raccontato il primo collaboratore di giustizia del clan dei Casalesi – chiesi a don Peppe Diana di appoggiare Nicola Cosentino alle elezioni provinciali. Don Peppe infatti portava parecchi voti, faceva feste con i ragazzi, se non si fosse interessato sarebbero arrivate meno preferenze. Cosentino fu eletto, e grazie a lui l’imprenditore a noi vicino Sebastiano Corvino ebbe degli appalti, come quello per la costruzione della Ragioneria di Casal di Principe. Fu la mia azienda (la Basco Calcestruzzi, ndr) a fornire il cemento per tali lavori”. Cosentino spiega invece che si interessò in quel periodo di alcuni “lavori di sistemazione della piazza antistante la Chiesa di San Nicola di Bari, dove don Peppe Diana era parroco; fu don Peppe che me lo chiese”; “così – prosegue l’ex politico – dissi al costruttore Sebastiano Corvino, che stava realizzando l’istituto superiore a poca distanza, di sistemare un po’ la piazza perché c’era parecchia polvere ma non so il cemento da dove provenisse. Quello che ha sostenuto Carmine Schiavone non corrisponde al vero, anche perché io non l’ho mai conosciuto”.