Carmine Schiavone a processo a Viterbo, insieme a uno dei due figli, per detenzione illegale di armi da fuoco. Ieri al tribunale del capoluogo il cugino di Sandokan, ovvero Francesco Schiavone, si è presentato alla prima udienza coperto da un falso nome. Si tratta infatti del boss pentito di camorra che alcuni anni fa, nel 2008, dichiarò a uninvestigatore dell’antimafia che i Casalesi volevano Roberto Saviano morto.

La sua copertura saltò dopo pochissimo tempo che si era trasferito nel Viterbese, quando in un capannone intestato a uno dei suoi figli furono trovate le armi. A denunciarlo era stato l’altro figlio. Tra i testimoni anche l’assessore di un comune della bassa Tuscia, al quale uno dei figli di Carmine Schiavone chiese se voleva un kalashnikov per andare a caccia, hobby del politico locale. Dalle rivelazioni di Carmine Schiavone nel 1993 partirono le indagini della direzione distrettuale antimafia: è lui l’uomo di Spartacus, il processo ai Casalesi con 1300 inquisiti, che lo stesso Saviano ha definito “il processo di mafia più complesso in Italia negli ultimi quindici anni”.

 

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