MARCIANISE – Nella mattinata, nel contesto di indagini condotte sul clan Belfote, attivo a Marcianise, Caserta e comuni limitrofi, la Squadra Mobile, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP del Tribunale di Napoli, su richiesta della D.D.A. partenopea, in relazione ai reati di omicidio, detenzione e porto illegale di armi comuni e da guerra, ricettazione e danneggiamento, delitti aggravati dal fine di agevolare l’organizzazione camorristica dei Belforte.

In carcere sono finiti Bruno Buttone e Filippo Petruolo. Entrambi sono consideratielementi di spicco dell’ organizzazione camorrista, in quanto gravemente indiziati del concorso, con persone rimaste non identificate, negli omicidi di Ferdinando Latino, assassinato a Marcianise il 14.02.2001, e di Alessandro Menditti, detto Sandrone, assassinato a Recale il 14.10.2001. La misura cautelare rappresenta l’epilogo di meticolose indagini della Squadra Mobile, coordinate dalla Procura Antimafia, suffragate anche dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, che avevano ricoperto ruoli di vertice nell’organizzazione dei Mazzacane, che permettevano di inquadrare gli omicidi in questione nell’annosa faida in atto in Marcianise (CE) tra i contrapposti clan Belforte e Piccolo, detti “i Quaqquaroni”, e nella lotta per il controllo delle gestione delle attività illecite, in particolare di natura estorsiva, nel comprensorio di Marcianise (CE), Caserta e comuni limitrofi. Infatti, Latino, imparentato con Biagio e Antonio Letizia, elementi di spicco del clan Piccolo, era organico all’organizzazione e coinvolto nelle attività estorsive condotte dal clan. Secondo le indagini, la sua eliminazione fu decisa allorquando gli emissari dei Quaqquaroni iniziarono a pretendere il pagamento di tangenti da parte di imprenditori già costretti a pagare il pizzo ai Belforte. Analogo movente determinò l’eliminazione di Menditti, detto Sandrone, appartenente all’omonimo gruppo di Recale – capeggiato dallo zio, Francesco Menditti, alias ‘O macellaio, cl. 50 -, in precedenza alleato ai Piccolo, che poi si era schierato con i Belforte, i cui affiliati, però, erano ritenuti inaffidabili dai vertici dei Mazzacane. Inoltre, secondo la ricostruzione degli investigatori, i Menditi avevano iniziato ad imporre il pizzo in zone controllate dagli stessi Belforte attraverso il loro referente, Filippo Petruolo. Un contributo all’emissione, su richiesta della Procura Antimafia di Napoli, delle misure cautelari, è stato fornito dallo stesso Bruno Buttone, il quale, al fine di screditare il collaboratore di giustizia Michele Froncillo, aveva ammesso il loro diretto coinvolgimento nei due omicidi, ritenendo, erroneamente, che quest’ultimo non avesse mai confessato ai magistrati della D.D.A. la sua partecipazione.

 

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