E’ accusato di aver causato l’incendio di oltre 25 ettari di Bosco a Falciano del Massico e per questo motivo stamattina è stato arrestato dal personale del Nucleo Investigativo del Corpo Forestale dello Stato di Casetta (NIPAF) nonché del Comando Stazione del Corpo Forestale di Castelvolturno, coordinati dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, hanno dato esecuzione all’ordinanza cautelare degli arresti domiciliar emessa dal GIP del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere . Agli arresti è finito Tommaso Palumbo, 36 anni Le indagini che hanno portato all’applicazione della misura cautelare sono state svolte dal Corpo Forestale dello Stato grazie all’utilizzo di moderne tecnologie di video-sorveglianza, nonché di sofisticate tecniche investigative specifiche proprio per gli incendi boschivi, atte ad individuare il punto d’innesco dell’incendio e i mezzi utilizzati per appiccare il fuoco. Sulla scorta dell’analisi storica degli episodi incendiari avvenuti nella provincia, i forestali avevano già da qualche tempo concentrato l’attività investigativa sui territori maggiormente a rischio del casertano, e, quindi, predisposto appositi servizi di osservazione, pedinamento e controllo, svolti insieme con dispositivi di “cattura foto-video” per la raccolta di informazioni e dati utili alla lotta ai piromani. In particolare, verso le ore 12:00 circa del 5 luglio c.a., i dispositivi di “cattura immagine” hanno registrato, in maniera incontrovertibile, le immagini di un individuo, che, disceso da una Fiat 500 di colore bianco – della quale attraverso le immagini videoregistrate è perfettamente visibile la targa – armato di un accendino e di fogli di carta avvolti su se stessi, ha appiccato il fuoco alla vegetazione secca presente lungo i bordi della strada e si è subito allontanato a bordo della propria auto. L’identificazione dell’autore dell’incendio è stata possibile grazie alla visione dei fotogrammi raccolti dal sistema di sorveglianza che ha messo in risalto: a) le fattezze dell’incendiario e b) il numero di targa della Fiat 500. Dagli accertamenti effettuati presso l’Ufficio tecnico del Comune di Falciano del Massico, si è scoperto che si stavano selezionando volontari da inserire nel gruppo comunale di volontariato della Protezione Civile. Tra coloro che si erano iscritti vi era l’indagato, come è emerso dal raffronto della foto del volontario con quella evidenziata dai fotogrammi dell’episodio 1 incendiario. Gli investigatori hanno ipotizzato che l’indagato, con elevata probabilità, ha agito – in un contesto caratterizzato dalla reiterazione di episodi dello stesso tipo nei giorni immediatamente precedenti al 5 luglio 2015 – con lo specifico intento di accrescere l’allarme sociale legato al fenomeno degli incendi, sì da indurre l’amministrazione comunale ad arruolare il più elevato numero possibile di volontari da adibire alla prevenzione degli incendi, assicurandosi così anche il proprio arruolamento. Le attività di volontariato, pur se prestate a titolo gratuito, trovano comunque una gratificazione economica attraverso i rimborsi delle spese vive sostenute dai volontari nello svolgimento delle attività di protezione civile. Le immagini catturate hanno permesso anche di verificare che, in poco meno di un minuto, il fuoco appiccato, favorito anche dal forte vento di brezza, si è propagato velocemente all’adiacente vegetazione e, in modo incontrollato, si è rapidamente sviluppato lungo le pendici della collina denominata Monte Massico, con danno grave, esteso e persistente all’ambiente, oltre che al soprassuolo boschivo, alla fauna presente e all’assetto idrogeologico dei luoghi. Le operazioni di spegnimento sono state particolarmente difficoltose: iniziate verso le ore 13:00 del 5 luglio., esse sono terminate solamente nella tarda serata del giorno successivo, e hanno coinvolto non solo uomini a terra (cinque unità del Corpo Forestale dello Stato e dodici unità del servizio antincendio boschivo della Regione Campania), ma anche mezzi aerei e, in particolare, un elicottero della Regione Campania – che ha effettuato numerosi lanci – e due “canadair”, aerei anfibi concepiti specificamente per la lotta antincendio, che, solo il primo giorno, hanno operato complessivamente per circa dieci ore, effettuando in totale circa 60 lanci, metà dei quali con acqua mescolata a sostanza estinguente, al fine di contenere l’avanzare delle altre fiamme. Al danno ambientale si è aggiunto, quindi, il danno economico: il Corpo forestale dello Stato ha stimato che un “canadair” costa alla collettività circa 5.000 euro per ogni ora d’intervento, mentre il costo orario di un elicottero è quantificabile tra i mille e i tremila euro. I dati relativi agli incendi nel territorio del casertano nel periodo dal 1° gennaio 2015 al 12 luglio 2015, evidenziano ben 149 incendi di cui 102 hanno interessato superfici boschive (per un totale pari a circa 505 ettari), mentre 47 incendi hanno interessato altro tipo di superfici (per un totale di altri 77 ettari circa). Nel comune di Falciano del Massico, nello stesso periodo, si sono verificati 14 incendi (che hanno interessato una superficie boschiva di circa 80 ettari e cioè circa 800.000 mq), dei quali nove – compreso quello per cui si procede – negli ultimi venti giorni.