“Ho ricevuto richieste di favori da agenti della Penitenziaria quando ero al carcere napoletano di Secondigliano ma non ho mai dato loro seguito. Nè ho ricevuto privilegi: lo stesso ipod che fu ritrovato nel corso della perquisizione non era mio, ma di un detenuto che l’aveva lasciato prima di essere trasferito ad Asti”. Si è difeso rigettando ogni accusa l’ex sottosegretario del Pdl Nicola Cosentino, esaminato oggi al Tribunale di Napoli Nord ad Aversa (Caserta), dal pm Paola Da Forno, come imputato nel processo per il reato di corruzione. Per altri tre indagati dell’inchiesta, ovvero la moglie dell’ex politico, Marisa Esposito, il fratello di quest’ultima Giuseppe Esposito, ex consigliere comunale a Trentola Ducenta, e l’agente penitenziario Umberto Vitale, sono già sopraggiunte nel gennaio scorso le sentenze di condanna al termine del rito abbreviato. Cosentino fu trasferito nell’aprile del 2015 da Napoli al carcere di Terni, dove si trova tuttora, proprio dopo una perquisizione nella sua cella di Secondigliano nel corso della quale furono trovati generi alimentari e appunto un ipod. “L’ipod non fu introdotto dopo il mio arresto, tra l’altro era di vecchia generazione e all’interno non vi era musica moderna – ha risposto Cosentino – I generi alimentari sono entrati invece tramite i canali ufficiali”. Sui posti di lavoro che secondo gli inquirenti sarebbero stati promessi agli agenti e in qualche caso ottenuti, Cosentino ha spiegato che indirizzò solo un agente “al gestore di una coop presso la quale la moglie ottenne poi 2 ore settimanali di lavoro”.