VILLA LITERNO – Nicola Ferraro sconfessa il pentito Luigi Guida e scagiona il consigliere regionale Enrico Fabozzi, sotto processo per i presunti reati di concorso esterno in associazione camorristica, corruzione e turbativa d’asta. Ascoltato come teste d’accusa dal pm Antonello Ardituro, nel corso dell’udienza di oggi presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Ferraro con dovizia di particolari e con una puntuale ricostruzione dei fatti ha dichiarato e ribadito che non ci sono mai stati incontri tra lui, Guida e Fabozzi.

Mentre il collaboratore di giustizia, interrogato nelle udienze precedenti, aveva affermato di aver incontrato due volte l’allora sindaco di Villa Literno, grazie all’intercessione di Ferraro. E con i due avrebbe stipulato un patto per pilotare gli appalti comunali. Ma le circostanze indicate da Guida, che peraltro non hanno nessun altro riscontro oggettivo, sono state smentite totalmente da Ferraro.

“Nel 2003 sono stato costretto a incontrare Guida – ha spiegato Ferraro – perché minacciò che avrebbe fatto uccidere mio fratello. In quell’occasione Guida, che si presentò come reggente del gruppo Bidognetti, mi chiese di diventare suo imprenditore di riferimento. Inoltre – ha aggiunto Ferraro – si lamentò dei fratelli Orsi e mi propose di subentrare a loro nell’Eco4, ma io gli spiegai che non era tecnicamente e giuridicamente possibile. Dopo qualche mese sono stato costretto a incontrare una seconda volta Guida, il quale mi chiese di fargli da tramite per incontrare l’allora sindaco di Villa Literno Enrico Fabozzi. Io gli risposi che non era possibile perché non ero in buoni rapporti con lui. Faccio presente – ha sottolineato Ferraro – che in entrambi gli incontri mi sentivo fortemente minacciato e sotto pressione, visto che ero costretto a presentarmi per le minacce di morte che venivano rivolte ai miei familiari”.

Ferraro ha indicato anche i motivi delle divergenze tra lui e l’attuale consigliere regionale: “Alle elezioni comunali di Villa Literno del 2003 mi schierai contro Fabozzi, che poi vinse, e appoggiai l’altro candidato sindaco Della Corte. Insomma – ha aggiunto Ferraro – i rapporti tra me e lui erano molto freddi, per cui io dissi a Guida che non avrei potuto farlo incontrare con l’allora sindaco di Villa Literno”.

In altre parole, Fabozzi e l’allora capozona dei Bidognetti non si sono mai incontrati. Ma se, come finalmente è stato accertato, l’allora sindaco liternese e Guida non si sono mai visti, neanche da lontano, come e quando sarebbe stato siglato il patto tra camorra e amministrazione comunale per pilotare gli appalti di cui farnetica il collaboratore di giustizia? Semplice: non c’è mai stato alcun patto. E quindi non ci sono stati appalti truccati per favorire i clan.

La verità è che Guida, pilastro dell’impianto accusatorio dei pm, ha costruito un castello di bugie. E le dichiarazioni di Ferraro, riferite sotto giuramento, sono la pietra tombale delle accuse (false) del pentito, anche perché rilasciate in qualità di teste di accusa (chiamato dal pm). Ma non solo. Ferraro è indiscutibilmente attendibile in quanto non nega di aver avuto lui incontri con Guida, seppur sotto minaccia, eppure esclude in modo categorico che Fabozzi abbia mai incontrato il pentito. Perché dovrebbe mentire accusando se stesso per “salvare” l’allora sindaco di Villa Literno?

Fra l’altro, come ha fatto puntualmente notare Mario Griffo, legale di Fabozzi, Ferraro avrebbe molti motivi per togliersi qualche sassolino dalle scarpe nei confronti dell’attuale consigliere regionale. Uno. Durante le amministrazioni Fabozzi, le ditte di Ferraro, che operavano nel settore dei rifiuti, non hanno mai vinto appalti, né lavorato a Villa Literno. Due. Le sue ditte vantavano un credito di circa 800mila euro dal comune di Villa Literno per servizi prestati prima del 2003. Con l’avvento di Fabozzi quei debiti non sono mai stati estinti, al punto che Ferraro avviò la procedura di pignoramento. Tre. Nel 2006 l’attuale consigliere regionale impedì l’ingresso nel Cda del Consorzio idrico di esponenti dell’Udeur vicini a Ferraro. E i due si scontrarono per poi riavvicinarsi solo 2008.

Altro che patto con la camorra per pilotare gli appalti. Altro che collusione con i Casalesi. Questi sono i fatti oggettivi e riscontrati. Quelle del pentito Guida sono solo chiacchiere che con il passare delle udienze stanno volando via con il vento della menzogna.

Mario De Michele

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