Che i conti, pardon i metri, non tornano si vede ad occhio nudo. Eppure finora nessuno si è scomodato per imporre il rispetto della legge o quanto meno per verificare se e quali irregolarità sono state compiute o sono in atto nella realizzazione del “mostro” di Villa Literno. Parliamo, ed è la terza volta, del palazzone in piazza Garibaldi. Una fabbricato elefantiaco sorto in pieno centro storico sulle ceneri di un piccolo immobile di 150 metri quadrati. Se non l’avessimo visto dal vivo e non avessimo confrontato le foto dello stato del luogo prima e dopo la realizzazione dell’opera stenteremmo a credere che nel centro della città potesse nascere un “mostro” di queste proporzioni. Ancora oggi non ci diamo pace per la sospetta latitanza del sindaco dem Nicola Tamburrino, a questo palesemente connivente, e degli uffici preposti al controllo del territorio, in primis il comando vigili urbani e l’Utc. Dove sono?
Non riusciamo a trovare una spiegazione nemmeno al mancato intervento della locale stazione dei carabinieri. Magari si è trasferita in un altro paese e a noi non risulta. Per non sprecare fiato inutilmente non citiamo i consiglieri di opposizione che continuano imperterriti a dimostrarsi privi di dignità politica e personale. Intanto tutto fila liscio come l’olio per chi trarrà enormi benefici economici da questa operazione immobiliare. Roba da pazzi. Già a prima vista infatti sorgerebbero centinaia di dubbi. Appare ad esempio evidente la violazione dell’articolo 5 del Piano casa regionale. Ecco cosa prescrive: “In deroga agli strumenti urbanistici vigenti è consentito l’aumento, entro il limite del 35%, della volumetria esistente degli edifici residenziali per interventi di demolizione e ricostruzione, da realizzarsi all’interno dell’area nella quale l’edificio esistente è ubicato, di proprietà del soggetto richiedente”.
L’articolo 5 non lascia dubbi interpretativi. Applichiamolo al mega immobile di piazza Garibaldi. Il fabbricato demolito era metro più metro meno circa 150 mq. In base alle normative vigenti sarebbe stato possibile realizzare un terzo in più del volume esistente, cioè circa 150 metri cubi in più. Tramutando i metri in stanze si potevano costruire al massimo due piccole camere in più rispetto all’immobile preesistente. Le due stanzette invece si sono trasformate in diversi appartamenti su più piani. Non solo. Dalle foto si può facilmente intuire anche la violazione dell’articolo 23 del Puc (zona B) dove è ubicato l’edificio. L’articolo recita testualmente: “Sul patrimonio edilizio esistente sono previsti interventi di cui al precedente articolo 8 lettera E, con la precisazione che la ristrutturazione edilizia potrà ottenersi anche attraverso la generale demolizione e ricostruzione degli immobili, nei limiti del volume v.p.p (vuoto per pieno, ndr) preesistente ma racchiuso in una sagoma anche diversa da quella originaria…”. Insomma si poteva demolire e ricostruire lo stabile ma solo rispettando il volume preesistente. Com’è possibile che è nato un “mostro” edilizio? L’unica spiegazione è che il Comune di Villa Literno invece di consentire l’aumento del 35%, della volumetria esistente ne ha autorizzato il 350%. Speriamo che l’esempio non sia seguito anche da altre amministrazioni locali. Ci ritroveremmo più case che persone.
Mario De Michele
(continua…)