SESSA AURUNCA – Questa mattina, il Commissariato di Polizia. di Sessa Aurunca (CE), ad epilogo di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Sanata Maria C.V. (CE), ha eseguito un’Ordinanza di ripristino della misura cautelare in carcere, emessa dal Tribunale del Riesame di Napoli, in relazione al reato di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti ed estorsioni, ed al favoreggiamento ed allo sfruttamento della prostituzione, nei confronti di: Giovanni Pirozzi, Blerim Qoku E Florian Sallaj.
Gli arrestati, nel marzo 2011, erano stati colpiti da un provvedimento di Fermo emesso dalla Procura della Repubblica di Santa Maria C.V. (CE) in esito ad indagini condotte dal Commissariato di P.S. di Sessa Aurunca (CE) che avevano svelato l’esistenza di una articolata e pericolosa banda di cittadini albanesi, che operavano con il supporto logistico di cittadini italiani, dedita alla commissione di furti in abitazioni e di autoveicoli (in particolare, automezzi agricoli e commerciali), ed alle connesse richieste estorsive in danno dei proprietari (c. d. cavallo di ritorno); nonché al reclutamento all’estero di cittadine rumene, poi indotte alla prostituzione e costrette al pagamento di somme di denaro in cambio di protezione.
In seguito, il Gip presso il Tribunale sammaritano aveva emesso, in relazione a tali ipotesi delittuose, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere che, relativamente al solo reato associativo, era stata annullata dal Tribunale del Riesame di Napoli, avverso la cui decisione presentava ricorso la Procura di Santa Maria C. V. (CE).
Poi, anche sulla scorta di successivi approfondimenti investigativi effettuati dalla Squadra Investigativa del citato Commissariato, la Corte di Cassazione accoglieva il ricorso, annullando l’ordinanza impugnata, rinviando gli atti al Tribunale del Riesame di Napoli per una nuova valutazione della vicenda.
Il 19 marzo 2013, il collegio, condividendo le argomentazioni poste a fondamento del ricorso presentato dalla Procura sammaritana, ritenendo sussistente un grave quadro indiziario nei confronti dei citati indagati anche in relazione al reato associativo, confermava l’ordinanza precedentemente emessa dal Gip, disponendo il nuovo l’arresto dei 3 pregiudicati.
Il provvedimento restrittivo eseguito stamane dal Commissariato di P.S. di Sessa Aurunca, quindi, costituisce l’epilogo di indagini, avviate nel 2010, coordinate dalla Procura della Repubblica di Santa Maria C. V. (CE), che, nell’ambito dell’operazione c. d. “Crazy Horse”, nel marzo 2011 avevano portato all’arresto di 7 persone per i reati di associazione per delinquere, finalizzata alla commissione di furti ed estorsioni, al favoreggiamento ed allo sfruttamento della prostituzione; per tentato omicidio, detenzione e porto illegale di armi comuni da sparo.
In particolare, era stata svelata l’esistenza di una pericolosa banda di cittadini albanesi, originari del comprensorio di Diber (Albania), dedita alla commissione di furti in abitazione e di autoveicoli (in particolare, di automezzi agricoli e commerciali), alle connesse richieste estorsive ai proprietari (c.d. cavallo di ritorno); nonché al reclutamento all’estero di cittadine rumene, poi indotte alla prostituzione e costrette al pagamento di somme di denaro in cambio della protezione, nella zona di Giugliano in Campania (NA).
Nell’ambito della consorteria, attiva nell’agro aversano e nel giuglianese, ricopriva il ruolo di promotore ed organizzatore Qoku, arrestato nuovamente questa mattina.
Peraltro, le indagini avevano evidenziato il conflitto insorto con un’altra banda di albanesi, originari del villaggio di Puke (Albania), per il controllo, nell’agro aversano, delle attività illecite in argomento.
Tale contrasto era culminato in un vero e proprio regolamento di conti, verificatosi a Caivano (NA) il 4 agosto 2010, tra esponenti delle due bande, in cui veniva ucciso Rrhaman Sula (banda di Diber), ed al successivo tentativo di vendetta operato in Frignano (CE) da un suo cugino rimasto a sua volta ferito.
Per l’omicidio di Rrhaman Sula, la Procura di Napoli aveva emesso un decreto di fermo nei confronti del cittadino albanese, Altin Stralaj.