Sollevò molti interrogativi la misteriosa scomparsa della pen drive del boss ‘capa storta’. E proprio per questi ci sarà un processo a carico di uno degli uomini della squadra mobile che partecipò al blitz della polizia che portò all’arresto di Michele Zagaria nel bunker di via Mascagni a Casapesenna, il 7 dicembre 2011. Il gup di Napoli Nord ha disposto il giudizio per il poliziotto Oscar Vesevo. Secondo l’accusa, sostenuta dal pm della Dda Maurizio Giordano, durante i concitati momenti dell’irruzione, Vesevo prese la pen drive a forma di cuore che conteneva i segreti imprenditoriali del capoclan, impedendo così che fosse sequestrata, e la restituì alla cosca. E, sempre secondo l’accusa, lo fece in cambio di denaro. Il poliziotto, tutto’ora in servizio, è difeso dall’avvocato Giovanni Cantelli. Il processo inizierà a dicembre. Le accuse vanno dalla corruzione al peculato, reati aggravati dalla modalità mafiosa, all’accesso abusivo al sistema informatico della polizia.

 

 

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