RECALE (Caserta) – E’ bastato un certificato medico per consentire a Giovanni Perreca, 54 anni, di tornare e restare a casa a Recale da boss. Niente più soggiorno obbligato in provincia di Roma. Dopo la cattura per la violazione delle restrizioni impostegli, il padrino è stato subito scarcerato dal giudice e grazie a quel certificato che ne attestava una patologia tutt’altro che grave, per poter rimanere nella sua cittò natia con il “solo” obbligo di firma quotidiana presso il commissariato di polizia di Marcianise.


E proprio gli investigatori della polizia tengono ora in particolar modo Perreca che, così facendo, è il solo uomo di “spicco” del suo gruppo criminale ad essere libero di poter operare il territorio diventando così il capozona di un clan molto potente. “I Perreca da tempo hanno stretto rapporti di loschi affari con i Pagnozzi di San Martino Valle Caudina e i Massaro di San Felice a Cancello”, sostiene un esponente della polizia che preferisce restare nell’anonimato e che per il resto mantiene il massimo riserbo sul caso. Giovanni Perreca è il fratello dello storico padrino detenuto Antimo, detto “o romano”. Altri elementi di spicco del clan Perreca sono stati presi, in passato, nella zona della Capitale. Si ricorda che gli agenti della Squadra mobile di Caserta catturarono a Roma, dove aveva trovato rifugio in uno stabile ubicato in località Tor Pagnotta, il pregiudicato Antimo Mastroianni, ritenuto braccio destro dei Perreca detto “O Romano”. Mastroianni, che fu localizzato dagli agenti della Mobile al termine di una complessa indagine, fu bloccato all’ingresso dello stabile dove stava facendo rientro con la spesa appena fatta al supermercato. Il pregiudicato si era reso latitante da un anno. Nello stesso periodo la procura generale presso la Corte di Appello di Napoli aveva nei suoi confronti un provvedimento di carcerazione alla pena di 3 anni e 6 mesi di reclusione sulla scorta di una condanna del tribunale di Santa Maria Capua Vetere per il reato di concorso in estorsione aggravata commesso ai danni di un imprenditore edile abitante nel Casertano. Successivamente, Mastroianni fu colpito da un altro provvedimento di cattura emesso dal gip presso il tribunale di Napoli all’esito di una inchiesta condotta dai pm antimafia Falcone e Del Gaudio, per concorso in tentata estorsione ai danni del titolare di un cantiere aperto nel comune di Ceppaloni (Benevento) dove si stava realizzando un opificio industriale. In tale episodio Mastroianni, che avrebbe agito in concorso con esponenti del gruppo camorristico dei “Massaro”, alleati dei Perreca, avrebbe colpito con un “piede di porco” uno dei tecnici presenti nel cantiere.

Carlo Pascarella

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