C’è anche un sindaco tra gli arrestati nell’operazione della Dia di Napoli contro i Casalesi, in corso dall’alba di oggi tra Caserta e il basso Lazio. Si tratta del primo cittadino di Casapesenna, Fortunato Zagaria, omonimo ma non parente del boss della camorra Michele Zagaria,

arrestato due mesi fa dopo quindici anni di latitanza in un covo proprio a Casapesenna. Fortunato Zagaria è accusato, in concorso con Michele Zagaria, di violenza privata nei confronti del precedente sindaco del Comune casertano, Giovanni Zara. Secondo l’accusa, a quest’ultimo, durante il suo mandato, era stato ‘consigliato’ ripetutamente da Fortunato Zagaria, anche a nome del boss, di non assumere iniziative pubbliche contro la camorra, perchè erano sgradite al padrino. Sono in corso perquisizioni nel municipio di Casapesenna e a casa del primo cittadino. L’indagine è condotta dalla Dia e coordinata dai pm Giovanni Conzo, Raffaello Falcone, Catello Maresca, con il procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho.Tra gli arrestati anche “colletti bianchi” che riciclavano il denaro sporco dei Casalesi.

Fortunato Zagaria, eletto nel 2009 in un raggruppamento di centrodestra, è stato arrestato nella sua abitazione. Zagaria era già stato sindaco del paese natale del boss, ed è stato anche vicesindaco di Zara. Quel consiglio comunale fu sciolto per le dimissioni di 11 consiglieri, 10 giorni dopo che Zara, considerato un sindaco anti-camorra, aveva firmato un protocollo per l’avvio di un progetto in un bene confiscato al capozona Vincenzo Zagaria. Nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Maria Vittoria Foschini si legge che Zagaria, definito da un pentito un “pupazzo” nelle mani del capoclan, intimò a Zara di non rendere interviste ai giornali per elogiare o manifestare solidarietà alle forze dell’ordine in occasione dell’arresto di latitanti.

Fortunato Zagaria si presentava come emissario del capoclan omonimo e gli ribadiva l'”assoluta contrarietà” di Michele Zagaria a interviste e dichiarazioni, prospettandogli il pericolo di gravi ritorsioni contro la persona o l’attività politica; a Zara, il sindaco arrestato oggi, rammentò la sorte di Antonio Cangiano, vittima di un attentato nel 1998, quando era assessore ai Lavori pubblici di Casapesenna, in seguito al quale Cangiano rimase gravemente menomato. In un’altra circostanza, Fortunato Zagaria, sempre per conto del boss, cercò di costringere l’ex sindaco a non partecipare ad un convegno organizzato presso una struttura confiscata a Luigi Venosa, noto personaggio del clan dei Casalesi, prospettandogli una reazione negativa da parte dei Venosa; Zara partecipò comunque al convegno, ma fu obbligato a non intervenire e a tenersi in disparte. Altre intimidazioni Zara le subì dal consigliere comunale Luigi Amato, che lo spinse, per esempio, a non partecipare ad una manifestazione di solidarietà con le forze di polizia. Amato spiegò che il divieto era stato disposto dal latitante Michele Zagaria e gli specificò: “Queste persone sono pericolose, devi stare attento”.

Dall’inchiesta Dia emergono numerosi retroscena sull’arresto del boss Zagaria in un covo, al quale si accedeva tramite una botola in una villetta privata a Casapesenna. Innanzitutto le perquisizioni in municipio e nelle abitazioni di alcuni consiglieri comunali sono finalizzate proprio ad accertare chi abbia agevolato la realizzazione abusiva del nascondiglio. Inoltre, il giorno dell’arresto del padrino, il sindaco Fortunato Zagaria lo definì “importante”. E dopo la cattura esclamò: “Finalmente”. “Spero sia una lezione per i giovani – aggiunse – e per chi, in questa terra, resta facilmente affascinato dalla camorra. Spero faccia capire che il conto si paga sempre”. “Certo sono dispiaciuto che alcuni concittadini lo abbiano coperto e, dunque, aiutato – disse ancora il sindaco – ma l’importante è che lo abbiano preso”. Due mandati, poi un’interruzione, poi di nuovo sindaco dal 2009, un passato nel Pdl anche se ora il sindaco si definisce “apolitico”. “Qui si contano oltre 6800 residenti, tanti anziani e un elevato tasso di disoccupazione – concluse – qui non sono tutti camorristi”. Poi lanciò un invito “a non abbassare la guardia perchè la camorra non è affatto sconfitta”.

Nell’ordinanza di custodia cautelare sono contenute tra l’altro le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Roberto Vargas, ex fedelissimo di Nicola Schiavone, il figlio del boss Francesco noto come “Sandokan”. Vargas spiega i rapporti che intercorrevano tra Fortunato Zagaria e il capoclan omonimo, ma anche gli accordi tra i capi del clan dei Casalesi per gestire i Comuni del Casertano: “Nicola Schiavone mi disse, nel corso di diverse riunioni avvenute nel 2008 – 2009, che il Comune di Casapesenna, ed in particolar modo il sindaco Fortunato Zagaria era sotto il controllo di Michele Zagaria. Il sindaco era stato indicato direttamente da Michele Zagaria, ovvero era stato messo a fare il sindaco proprio da Michele Zagaria, il quale lo gestiva allo stesso modo di un pupazzo”. “Michele Zagaria gestiva tutto il comune di Casapesenna – dice ancora Vargas – Nicola Schiavone mi diceva che noi al comune di Casapesenna non potevamo intervenire in quanto si svolgeva tutto sotto il controllo di Michele Zagaria. Mi viene chiesto in che modo Michele Zagaria ha agevolato il sindaco ed io le rispondo che lo ha fatto votare da tutti i suoi paesani sfruttando il suo potere camorristico, ed anche perchè gli Zagaria avevano a loro disposizione sia i politici del Comune che i tecnici comunali”. “Ricordo che se Nicola Schiavone aveva qualche esigenza al Comune di Casapesenna, mandava l’imbasciata direttamente a Michele Zagaria, il quale, siccome comandava a Casapesenna, gli risolveva il problema. Ciò accadeva con reciprocità, ovvero se vi erano problemi a Casale loro si rivolgevano a Nicola Schiavone – conclude – La stessa cosa avveniva a San Cipriano con Iovine (il boss Antonio Iovine,a sua volta rimasto latitante per 15 anni, ndr) ed in altri comuni come Casaluce, Villa di Briano e Frignano, pure gestiti da Antonio Iovine”.

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