“L’usura è come fumare la prima sigaretta: pensi di poter smettere quando vuoi ma non è così. E’ il più grave errore commesso della mia vita”. A parlare è Francesca Fiore, titolare di una piccola azienda agricola nel casertano, 9 ettari, che per anni ha subito la pressione dello strozzinaggio da parte della camorra denunciato 1 anno fa. Una testimonianza a nome dei tanti imprenditori vittime della criminalità organizzata, portata oggi nell’ambito della presentazione del IV rapporto sulla criminalità in agricoltura, curato dalla Confederazione italiana agricoltori (Cia) in collaborazione con la fondazione Humus.

“Purtroppo 10 anni fa siamo stati vittime dell’usura – ha detto l’imprenditrice, spiegando che “la banca invece di essere partner e darci fiducia per un rientro di un prestito ci ha chiuso le linee di credito, spingendoci nelle mani di un usuraio e il gioco è fatto; nel giro di 2-3 giorni ti danno i soldi e il costo degli interessi li metti come un semplice rischio di impresa ma poi non è così, entri in un vortice dal quale non esci più”. Fiore aveva chiesto all’inizio 12 milioni di lire e fino ad ora ha pagato 1 milione di euro di cui 600mila di interessi con una percentuale tra il 5% e il 10% al mese. “Le organizzazioni criminali fanno il vuoto sotto i piedi, tolgono la possibilità di fare impresa – conclude Fiore – meno di 2 anni fa abbiamo fatto la denuncia perché pensiamo che solo così si possa combattere questo reato; certo, lo Stato ci deve aiutare ma noi dobbiamo avere il coraggio di denunciare”.

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