Anche nel 2013 sono state le esportazioni, in particolare dei prodotti del settore lattiero-caseario e manifatturiero, a trainare l’economia casertana. In profonda crisi il comparto industriale mentre i consumi sono calati del 9,5%.
I dati, relativi ai primi nove mesi del 2013, sono stati forniti dal presidente della Camera di Commercio, Industria e Artigianato di Caserta Tommaso De Simone nel corso della conferenza stampa di fine anno svoltasi in mattinata. Al 30 settembre scorso l’export totale nel Casertano ha fatto registrare un +2,2% rispetto all’analogo periodo dello scorso anno, con un fatturato di 852 milioni di euro (851.967.764 milioni di euro), che pone Terra di Lavoro al terzo posto in Campania dopo le province di Napoli e Salerno. In totale il contributo della provincia di Caserta all’export regionale è pari al 12% mentre su base nazionale allo 0,3%. In tale contesto il volume delle esportazioni dei prodotti lattiero-caseari è aumentato del 42,5 rispetto ai primi nove mesi del 2012 (con un volume d’affari di 124.754660 euro), un dato che conferma anche quest’anno Caserta quinta nella speciale classifica delle province italiane che esportano più prodotti derivati dalla latte preceduta da Reggio Emilia, Parma, Mantova e Pavia. Incrementi importanti anche per la frutta e gli ortaggi lavorati e conservati (+148%) sebbene il volume scambiato non sia altissimo (poco più di 10,5 milioni di euro), per le calzature (+25,79%) e l’abbigliamento (+53,5%), mentre sono calate le esportazioni di prodotti di alta tecnologia, come le apparecchiature per le telecomunicazioni (-19,2%), legati alla crisi del comparto industriale casertano con la maggior parte delle grandi aziende presenti sul territorio, come la Jabil, che ricorrono alla cassa integrazione. Preoccupante inoltre il dato sulla nascità e la mortalità della imprese: tra gennaio e settembre di quest’anno si sono iscritte alla Camera di commercio di Caserta 4741 imprese, il 12,1% in meno rispetto all’analogo periodo del 2013 mentre sono 4502 le aziende che hanno cessato l’attività, con un incremento dell’1,9% rispetto al gennaio-settembre 2012; 101, infine, i fallimenti aperti nei primi nove mesi, con una variazione percentuale del +38,4 % rispetto allo stesso periodo del 2012,variazione di gran lunga superiore al dato nazionale (+5,8%).