Le indagini svolte, per alcuni mesi, dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere in relazione all’ex cava di tufo sita in località Masseria Monti nel comune di Maddaloni, oggi classificata come discarica incontrollata, hanno consentito di accertare, grazie a una prima verifica svolta da consulenti tecnici appositamente incaricati, che nell’ex cava sono stati sversati, nel corso di oltre venticinque anni, per una superficie di circa metri quadrati 12.500 e per una volumetria di circa metri cubi 187.000, ben 200.000 tonnellate di rifiuti speciali pericolosi, senza alcuna protezione per le matrici ambientali coinvolte.
Le prime verifiche tecniche hanno rivelato che l’avvenuta contaminazione antropica ha raggiunto la falda acquifera. Considerata la presenza nell’area di masserie abitate e di un’intensa attività agricola, in teoria può già ipotizzarsi, sulla base di questo primo accertamento tecnico, il reato di disastro ambientale. E’ stata registrata, inoltre, la presenza di continue emissioni in atmosfera di gas provenienti da reazioni chimiche sotterranee, che comportano un notevole rilascio di fenoli e di benzene, come dimostrato anche da precedenti analisi dell’ARPAC.
Le indagini – che si sono avvalse, oltre che degli accertamenti tecnici, anche delle risultanze di risalenti procedimenti archiviati, nonché di dichiarazioni di vecchi collaboratori di giustizia, e di informazioni raccolte da politici e amministratori – sono dirette altresì ad accertare l’esistenza di ulteriori siti riferibili ad ex cave tufacee di Maddaloni, riempite anch’esse con rifiuti pericolosi, in particolare con rifiuti speciali ospedalieri. All’attenzione degli investigatori vi è altresì un’ex cava nel territorio di Valle di Maddaloni, attualmente utilizzata per un mercatino.