Roberto Saviano in aula per rispondere a pm e avvocati di parte, sul documento-minaccia letto in Assise appello nel corso del processo Spartacus. Nel dibattimento sono imputati i due boss Francesco Bidognetti e Antonio Iovine, ma anche gli avvocati Carmine D’Aniello e Michele Santonastaso. Era il 13 marzo del 2008, dinanzi alla seconda sezione di Assise appello, quando venne letta la richiesta di trasferimento del processo Spartacus, richiamandosi alla legge Cirami.
In sintesi, Capacchione e Saviano venivano indicati come pezzi di un progetto mediatico-giudiziario finalizzato a condizionare lo svolgimento dei processi a carico dei Casalesi, già a partire dalla assegnazione dei fascicoli a giudici più o meno graditi agli stessi inquirenti. Una memoria letta tutta di un fiato nel corso di un’udienza nell’aula bunker del carcere di Poggioreale, dinanzi a decine di parenti di detenuti e al cospetto di quei boss presenti dietro le gabbie o collegati in videoconferenza. Giornalisti indicati come prezzolati, come al servizio di un fantomatico disegno giudiziario volto a condizionare il regolare svolgimento dei processi.
Minacce aggravate dalla finalità camorristica, secondo le accuse del pm antimafia Antonello Ardituro. Ordine dei giornalisti costituito parte civile (rappresentato dalla penalista Anna Maria Ziccardi), difesi dagli avvocati Mauro Valentino, Gennaro Somma e Riziero Angeletti, gli imputati questa mattina si ritroveranno di fronte lo scrittore che ha sprovincializzato il fenomeno camorra nella battaglia alle mafie nel sud Italia.