Il “sistema Brancaccio”. Nell’ordinanza di arresto dell’ex sindaco di Orta di Atella viene ricostruite le regole criminose su cui si è basato il sacco della città. Il provvedimento cautelare, scattato, circa un anno fa, dal giudice Maria Luisa Miranda del Tribunale di Napoli, si fanno combaciare tutti i tasselli del boom edilizio. E spuntano nomi di politici, ex amministratori, attuali candidati e imprenditori eccellenti. Nel corso del suo interrogatorio il pentito Luigi D’Ambrosio ha fatto preciso riferimento ad un’impresa edile facente capo a Pasquale Garofalo, collegata a Nicola Schiavone, figlio del capo dei Casalesi Francesco Schiavone detto Sandokan. All’epoca dei fatti Garofalo era sposato (ora sono separati) con l’architetto Carmela Capuano, ex assessore della Brancaccio nel 2010. Il primo è lo zio di Nando D’Ambrosio, promotore e candidato al consiglio comunale nella lista Campania Libera. La seconda, pur non essendo più la moglie dello zio, lo ha sostenuto in campagna elettorale. La ditta riconducibile a Garofalo ha ottenuto diversi permessi di costruire su terreni agricoli, divenuti poi edificabili.

“Ricordo – svela il collaboratore di Giustizia Luigi D’Ambrosio – la ditta facente capo a Pasquale Garofalo, marito dell’architetto Carmela Capuano; tale ditta ha costruito diversi immobili in Orta di Atella grazie ai contatti ed ai solidi che forniva Nicola Schiavone. Del resto Pasquale Garofalo figurava come prestanome di Nicola Schiavone. Spesso Pasquale Garofalo si incontrava sul cantiere con Iovine Carmine e lui stesso mi diceva che: “Nicola era forte” intendo dire che era potente”. Ricordo che anche il padre di Capuano Carmela, di cui non ricordo il nome, ha beneficiato di diversi permessi a costruire del comune di Orta di Atella. Anzi ricordo di averlo visto personalmente a casa della figlia. Ricordo tra l’altro che i loro terreni da agricoli venivano trasformati in edificabili grazie al Brancaccio”. Il gip sottolinea che risultano riscontrate anche le circostanze legate al rilascio di permessi di costruire in favore degli interessati. Infatti gli inquirenti hanno puntato i riflettori in particolare sul PDC (permesso di costruire) n. 248/2004, rilasciato in favore della Capuano Costruzioni Srl e la concessione n.273/2001 rilasciata al padre dell’ex assessore Capuano, per la realizzazione di due complessi immobiliari ricadenti in via Clanio, angolo via Fabrizio De Andrè e via Fabbrizio De Andrè. Nell’ordinanza di arresto di Brancaccio il Gip spiega nel dettaglio come la Capuano Costruzioni abbia realizzato ad Orta di Atella circa 400 case in zona C1, C2 e D, senza lottizzazione e con permessi di costruire rilasciati grazie all’appartenenza di Carmela Capuano al “sistema”. Dalle indagini è emerso in modo solare che la società ha trasformato “tutti i piano terra da porticato o box auto in unità abitative e attività commerciali”. Lo stesso abuso, scrive il giudice, è stato commesso anche per i sottotetto non abitabili, tramutati in appartamenti.

Il “gioco delle tre carte” ha fruttato al padre dell’ex assessore Capuano ben 7,5 milioni di euro. Secondo il Gip, con l’introduzione del Piano urbanistico comunale, “i fabbricati hanno subito un incremento di valore pari al 100%, ossia da euro 7.500.000 a 15.000.000”. Per comprendere meglio il funzionamento del “sistema” il giudice illustra come attraverso il Puc il valore di alcuni immobili sia schizzato alle stelle. Ad esempio quello degli appartamenti dei coniugi Tommaso Comunale e la Michelina Brancaccio (non è parente dell’ex sindaco Angelo). Con l’approvazione del Piano urbanistico comunale, scrive il giudice, “i loro fabbricati hanno subito un incremento di valore che da 4 milioni di euro è passato a 7 milioni di euro”. Tommaso Comunale è socio per il 25% della società C.P.M. Srl, insieme ad Antonio Mozzillo, fratello dell’ex sindaco Giuseppe Mozzillo, e a Vincenzo Cirillo (deceduto), fratello della suocera dello stesso ex primo cittadino.

Giuseppe Mozzillo, per anni fedelissimo di Angelo Brancaccio, da lui designato a sindaco, oggi appoggia con forza Eleonora Misso, in corsa al consiglio comunale nella lista dei Riformisti, consigliere di maggioranza uscente ed ex assessore della giunta Brancaccio. Sempre con i Riformisti si è candidato Espedito Ziello “Cuor di Leone”, figlio di Giggino “a’purpettella” Ziello, accusato dal pentito Orlando Lucariello di essere stato per anni (molto prima dell’era Brancaccio) il “riferimento politico del clan dei Casalesi” negli anni in cui era sindaco di Orta di Atella. Lucariello è considerato dai pm della Direzione distrettuale antimafia di Napoli l’anello di congiunzione tra i Casalesi e Brancaccio. Nell’emettere l’ordinanza di arresto di quest’ultimo il giudice Maria Luisa Miranda del Tribunale di Napoli rimarca che i pentiti riferiscono di fatti di cui hanno conoscenza. Il narrato appare coerente e mai contraddittorio, sia con riferimento al “nucleo centrale” sia con riferimento ad aspetti marginali, è possibile “apprezzare la precisione, la coerenza interna e la ragionevolezza”. Non sono emerse circostanze in grado di smentire le dichiarazioni rese; le stesse, infine, appaiono supportate da riscontri individualizzati, riscontro che ben può fondarsi sulla cosiddetta “convergenza del molteplice”. Nella stessa ordinanza Brancaccio ha raccontato ai pm, con minuzia di particolari, il ruolo di un altro candidato all’attuali elezioni comunali. Tanto per non cambiare parliamo dell’ormai mitico Salvatore Del Prete “Magò”, anche lui candidato nella lista Campania Libera, che sarebbe meglio denominare “Rifugio dei peccatori. L’ex primo cittadino svela ai pm i rapporti strettissimi tra lui e “Magò”. Ne parleremo nelle prossime puntate. E ne vedremo delle belle. Pardon, delle brutte.

Mario De Michele

(continua…)

 

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