Angelo Brancaccio vince un’altra battaglia legale. Il Tribunale della Corte dei Conti della Campania ha revocato il provvedimento di sequestro conservativo di oltre un milione di euro disposto dalla Procura a carico dell’ex sindaco di Orta di Atella. Cerchiamo di ricostruire la vicenda. I sigilli ai beni di Brancaccio scattano lo scorso 19 giugno nell’ambito di accertamenti su una serie di assunzioni, concorsi interni e decreti sindacali di nomina di dipendenti esterni. Secondo i pm contabili si tratterebbe di atti illegittimi perché adottati senza rispettare il patto di stabilità nel triennio 2011-2012-2013 con conseguente ipotesi di danno erariale. In tempi record gli avvocati D’Angiolella e Costanzo presentano per conto di Brancaccio ricorso contro il sequestro al Tribunale della Corte dei Conti. Il 18 agosto la richiesta dei legali viene accolta (presidente-giudice Pasquale Fava) e il sequestro annullato. E con ordinanza 322/2015 viene sbloccata l’intera somma che ammonta per la precisione a 1.032.000 euro. Ma lo scontro legale non finisce qua. Lo scorso 2 settembre il procuratore generale della Corte dei Conti Cottone e il pm Catalano presentano ricorso contro la sentenza di primo grado alla sezione di Appello del Tribunale per riadottare la misura del sequestro conservativo. La Procura però perde anche il secondo e decisivo round. Il 22 ottobre il collegio, composto da tre giudici (presidente Fiorenzo Santoro), boccia il ricorso e conferma la sentenza di primo grado dando di nuovo ragione ai legali dell’ex sindaco di Orta di Atella. I giudici di Appello, come si legge nella sentenza, hanno contestato alla Procura che “non è stato dimostrato l’eventuale illegittimità dei decreti, delle assunzioni, della stabilizzazione di alcuni Lsu, né tanto meno (è questo è il passaggio cruciale, ndr) il presunto mancato rispetto del patto di stabilità”. Il collegio giudicante fa inoltre rilevare che “tutti gli atti contestati al Brancaccio fanno parte e sono relativi a delibere di consiglio comunale sul fabbisogno del personale vistati favorevolmente dai funzionari competenti e soprattutto dai revisori dei conti e votati a larga maggioranza”. Su questo aspetto i giudici precisano che anche “qualora gli atti fossero stati illegittimi e ci fosse stato un danno erariale per l’Ente, il Brancaccio non sarebbe stato l’unico attore ma le responsabilità sarebbero da dividere con i 13 consiglieri comunali, con i funzionari e con i revisori dei conti”. Dunque bocciato in toto il ricorso della Procura. E quindi i beni per oltre un milione di euro sequestrati in via cautelare sono tornati definitivamente nella disponibilità di Brancaccio. Nei giorni scorsi l’ex sindaco di Orta di Atella ha incassato un’altra sentenza favorevole. Stavolta sul piano penale. E probabilmente ancora più importante. La Cassazione ha accolto nella sua interezza il ricorso presentato dall’apprezzato avvocato Mario Griffo contro l’ordinanza di custodia cautelare emessa a carico di Brancaccio, che è tuttora ai domiciliari, nell’ambito dell’inchiesta sulla “Gmc”. L’aspetto più importante della sentenza dei giudici della Suprema Corte riguarda l’aggravante ex art. 7 applicata nell’ordinanza all’accusa di corruzione. L’aggravante configura una presunta condotta che avrebbe favorito la camorra. Per la Cassazione, che ha accolto il ricorso con rinvio al Riesame, non sussistono elementi concreti e riscontri oggettivi per contestare a Brancaccio la corruzione aggravata dall’art. 7.
Mario De Michele