Condannato a 4 anni e 6 mesi il sindaco di Orta di Atella Angelo Brancaccio. Questa la senteza del tribunale di Santa Maria Capua Vetere (giudice Picardi) al termine del processo che vedeva, tra gli altri, imputato il primo cittadino ortese e consigliere provinciale. Brancaccio, difeso dall’avvocato Maurizio Abbate, è stato condannato per peculato per l’uso improprio del telefonino in sua dotazione come sindaco, mentre è stato assolto dai reati più gravi di corruzione, estorsione e calunnia. Il pm aveva chiesto una pena di 7 anni e un mese. Al sindaco veniva contestato l’utilizzo del cellullare anche dopo le sue dimissioni dalla carica rassegnate dopo l’elezione al consiglio regionale. Già al momento dell’inchiesta, che risale al 2006, Brancaccio restituì interamente le somme, circa 7mila euro, che gli erano state addebitate. Il collegio giudicante lo ha invece assolto dall’accusa di estorsione ai danni di un imprenditore e di calunnia nei confronti di un maresciallo dei carabinieri. E’ caduto anche il reato di corruzione nei confronti dell’agente di polizia penitenziaria Castrese Rennella, al quale, secondo l’accusa, Brancaccio avrebbe concesso l’utilizzo di un appartamento a Caserta per avere in cambio notizie coperte da segreto istruttorio. Insomma, il primo cittadino ortese è stato condannato a una pena alta, ma nel complesso può consolarsi per essere stato assolto dai reati più gravi. Anche Rennella, condannato a 4 anni e 6 mesi, ha ottenuto, grazie all’avvocato Mario Griffo, l’assoluzione dalle accuse più pesanti. E’ stato assolto infatti dalla corruzione e dal favoreggiamento. Entrambi i reati poggiavano sull’ipotesi secondo la quale il poliziotto avrebbe fornito notizie segrete a Brancaccio. Il legale di Rennella ha incassato l’assoluzione anche per altri due capi d’imputazione (due truffe). L’agente era accusato di aver firmato cartellini di presenza al posto di altri e a sua volta di essersi fatto timbrare cartellini da altri. Nessuna condanna infine anche per il reato di falso contestatogli per aver alterato il registro delle presenze presso la Procura di Santa Maria Capua Vetere. Rennella è stato invece ritenuto colpevole per la divulgazione di un fascicolo coperto da segreto istruttorio. Era accusato di aver informato Tania Tanzillo circa un incidente stradale, in cui era morto il fratello, per il quale la Procura stava indagando per omicidio colposo. Il poliziotto è stato condannato anche per calunnia ai danni del suo collega Giovanni Marsilio. Alla luce dei numerosi capi di imputazione anche per Rennella la condanna non è stata pesantissima essendo stato assolto dai reati più gravi.
Mario De Michele