Non solo il Piano urbanistico comunale. Ma anche altri provvedimenti edilizi. Per finire con le questioni contabili. Come anticipato da Campania Notizie l’inchiesta della Procura di Napoli Nord sulla passata amministrazione comunale abbraccia diversi settori e accende i fari su varie questioni. Ieri sono stati ascoltati dal pm Patrizia Dongiacomo i quattro tecnici accusati a vario titolo di abuso d’ufficio e falso: Adele Ferrante, Claudio Valentino e Salvatore Di Costanzo (estensori del Puc) e Domenico Raimo che si occupò della Vas (valutazione ambientale strategica). Di Costanzo si è avvalso della facoltà di non rispondere. Raimo sarà interrogato domani 3 marzo. Gli altri due indagati hanno risposto a tutte le domande. In particolare l’ingegnere Valentino ha chiarito dettagliatamente tutti gli aspetti tecnici e normativi che hanno caratterizzato l’iter del Puc, peraltro non ancora attuato. L’indagine riguarda in gran parte proprio lo strumento urbanistico approvato dal consiglio comunale l’8 luglio 2014 (fu sequestrato al termine della seduta e poi dissequestrato). Gli inquirenti ritengono, ma finora non ci sono ancora riscontri oggettivi, che il Puc contenga scelte urbanistiche che favorirebbero direttamente alcuni amministratori comunali o imprenditori e persone a loro vicini. Per certi aspetti il Piano viene considerato una sanatoria di abusi insanabili. In realtà il Puc, ad un’attenta lettura, prevede abbattimenti di interi immobili e ingenti somme da versare al Comune da parte di società o proprietari per adeguare le costruzioni non in regola allo strumento urbanistico. Anche il Tribunale amministrativo ha sancito la legittimità tecnico-burocratica del Puc. Il Tar evidenziò però i conflitti di interesse dell’ex sindaco Angelo Brancaccio, dell’attuale primo cittadino Giuseppe Mozzillo, di Nicola D’Ambrosio, oggi consigliere comunale, di Stefano Del Prete e di Antonio Marroccella. Per i giudici amministrativi le particelle che riguardavano i parenti degli amministratori che votarono il Puc sono illegittime.

Ma l’impianto accusatorio della Procura non si basa su questo punto. Non viene contestato nemmeno il fatto che la cartografia del Puc non è stata ancora adeguata dall’amministrazione Mozzillo alla sentenza del Tar. A proposito: sarebbe ora di colmare questa grave inadempienza, sindaco Mozzillo se ci sei batti un colpo. Da quanto emerso fin qui l’architrave dell’indagine è rappresentata dall’ipotesi che quel tipo di Piano urbanistico fu redatto e approvato per favorire l’intreccio tra politica e affari. Oltre al Puc sotto la lente del pm Dongiacomo sono finiti altri provvedimenti. La Procura vuole fare luce su alcune concessioni edilizie e su mancati abbattimenti di immobili. E anche sulle attestazioni dei responsabili di settore in materia contabile. Insomma a circa tre anni dall’avvio dell’attività investigativa l’inchiesta sembra tutt’altro che giunta a conclusione. E non sono esclusi altri imminenti sviluppi con il coinvolgimento di ex e attuali amministratori. Una situazione che rischia di lasciare nel limbo i tanti (la stragrande maggioranza) inconsapevoli proprietari di prime case i quali speravano con l’attuazione del Puc di dormire finalmente sonni tranquilli.

Mario De Michele

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