Si è parlato esclusivamente della P3 – ovvero dell’organizzazione segreta che per gli inquirenti avrebbe cercato tra il 2009 e il 2010 di accaparrarsi il business dell’Eolico e delle bonifiche in Sardegna e di condizionare importanti scelte politiche e giudiziarie – all’udienza del processo per concorso esterno in associazione camorristica a carico dell’ex deputato del Pdl Nicola Cosentino in corso al tribunale di Santa Maria Capua Vetere.
In aula oggi ha ricostruito la vicenda l’ufficiale dei Carabinieri in servizio al Nucleo Investigativo di Roma, Massimiliano Vucetich, che ha indagato e redatto l’informativa cosiddetta “Insider” che ha portato poi all’arresto nel luglio 2010 dei tre principali protagonisti della vicenda, il faccendiere sardo Flavio Carboni, l’imprenditore napoletano Arcangelo Martino e l’ex giudice tributario di Cervinara (Benevento) Pasquale Lombardi, rinviati a giudizio con altre 14 persone, tra cui l’ex governatore della Sardegna Ugo Cappellacci (il processo partirà il nove aprile a Roma). Cosentino invece, come gli altri due indagati eccellenti Denis Verdini e Marcello Dell’Utri (le posizioni dei tre sono state stralciate, ndr), dovrà sostenere a Roma l’udienza preliminare per il reato di diffamazione per il dossier contro Caldoro prima delle Regionali 2010. L’investigatore dell’Arma, rispondendo alle domande del pm della DDA di Napoli Alessandro Milita, parla delle numerose telefonate intercettate e degli incontri tra gli indagati, come quello avvenuto nell’estate 2009 a casa di Denis Verdini con Lombardi e Cosentino. Nel corso di quell’incontro Lombardi chiese a Verdini la candidatura di Cosentino alle Regionali 2010 come contropartita dell’intervento che lui e Carboni avrebbero effettuato presso alcuni giudici della Corte Costituzionale per pilotare favorevolmente il voto sulla legittimità del Lodo Alfano (dichiarato incostituzionale dalla Consulta il 7 ottobre 2009, ndr)”. “E chi era il ‘Cesare’ di cui parlavano gli indagati come beneficiario di una sentenza favorevole sul Lodo?” chiede il pm. “Era il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi” conferma il teste. “Ma lei ha mai sentito Cosentino parlare nelle numerose telefonate intercettate di candidatura alle Regionali?” chiede in sede di controesame l’avvocato dell’ex sottosegretario Stefano Montone. “No”.
“Ha mai accertato telefonate o incontri intercorsi tra Cosentino e Carboni” domanda ancora il difensore. “No, ma Cosentino e Carboni restavano in contatto tramite Arcangelo Martino, che dunque mediava tra loro”. “Non è possibile che Martino e Lombardi dicessero falsità a Cosentino?” chiede Montone. “Non credo, ma non escludo che qualcuno di loro abbia millantato con Cosentino” ammette l’investigatore. Vucetich parla anche dei frequenti contatti tra Lombardi e l’allora primo presidente della Corte di Cassazione, oggi in pensione, Vincenzo Carbone (rinviato a giudizio con gli altri indagati) in relazione ai tempi di trattazione del ricorso contro l’ordinanza di arresto per Cosentino, datata novembre 2009. “Dalle telefonate intercettate – spiega Vucetich – emergono, a mio parere, le richieste di Cosentino agli indagati di intervenire presso il presidente della Cassazione per accelerare i tempi di fissazione dell’udienza; ricordo la telefonata in cui Carboni comunicò a Lombardi la data di trattazione del ricorso, mentre in’altra circostanza Lombardi telefonò a Cosentino dopo aver incontrato Carbone per dargli un suggerimento giuridico avuto dall’alto magistrato”. Ancora Lombardi viene intercettato mentre prova a consegnare il dossier su Caldoro ad un magistrato della Procura di Napoli di nome “Vincenzo” per vedere se vi fossero possibili profili penali. “Ma non l’abbiamo mai identificato quel magistrato” spiega Vucetich. Si tornerà in aula il 7 aprile prossimo per le deposizioni di Arcangelo Martino e dell’ex sub-commissario all’emergenza rifiuti Giulio Facchi.