CASERTA – Nell’era dell’emergenza rifiuti l’apertura di siti di stoccaggio e trasferenza sotto il controllo dei consorzi di bacino intercomunali erano una manna per i clan camorristici che si arricchivano soprattutto con i trasporti. É quanto emerge dalla deposizione resa nell’aula del tribunale di Santa Maria Capua Vetere dall’ex imprenditore Pietro Amodio, oggi collaboratore di giustizia, nell’ambito del processo Eco 4 in cui Nicola Cosentino è imputato per concorso esterno in associazione camorristica. ”Perché era conveniente lavorare nei consorzi?” ha chiesto il pm della Dda di Napoli Alessandro Milita.
”Perché si guadagnavano tantissimi soldi – è stata la risposta -. Quando nell’area di Lo Uttaro a Caserta fu aperto sotto la gestione dell’Acsa Caserta 3 il sito di stoccaggio e trasferenza (era il 2004, ndr), dove venivano portati i rifiuti raccolti per strada e trasformati in balle, tutti i clan, sia i Marcianisani sia i Casalesi con Nicola Schiavone, avevano le proprie aziende di trasporti cui il consorzio fittava i bilici per il trasporto delle balle a destinazione, o gli stessi compattatori. Ogni giorno un singolo mezzo noleggiato, che fosse fermo o in attività, costava al consorzio tra i 300 e i 400 euro. Le balle sono poi finite in mega-depositi (tra Giugliano e Villa Literno, ndr) e spesso qualcuno appositamente incaricato andava ad incendiarle”.