CASERTA – Secondo quanto riferito oggi da un testimone, Nicola Cosentino era in grado di orientare le decisioni di un ente rappresentativo del Governo centrale come la prefettura di Caserta. Lo ha sostenuto, al processo dove Cosentino è imputato, l’architetto Mario Cacciapuoti, nominato nel luglio 2006, dall’allora commissario prefettizio Stefano Italiano, dirigente del Comune di Casal di Principe in aree strategiche come l’urbanistica, l’ambiente, i lavori pubblici. Cacciapuoti, nel processo gemello, è imputato per corruzione.

“Io non conoscevo Cosentino – afferma il professionista oggi docente – ma mi accorsi di quanto fosse forte pochi giorni dopo la mia nomina, quando Italiano si dimise dall’incarico. Seppi dall’allora segretario comunale Antonio De Rosa che Cosentino aveva chiesto al prefetto Stasi, poi divenuta parlamentare nel Pdl, di rimuovere Italiano perché quest’ultimo aveva affidato la gestione del campo sportivo di Casale a seguito di regolare bando ad una società sportiva facente capo a Gennaro Coronella (nel 2006 senatore di An, ndr), escludendo, ma solo perché aveva meno titoli, quella che lui sponsorizzava. Fu il vice-prefetto Provolo, mi disse De Rosa, a telefonare ad Italiano dicendo di dimettersi; al suo posto arrivò la dottoressa Macchiarella che iniziò a revocare alcune determine di Italiano, come quella che istituiva la commissione edilizia”. Cacciapuoti riferisce anche dei tentativi di avvicinare Cosentino per una raccomandazione. “De Rosa mi disse che anch’io rischiavo il posto, e che avrei dovuto avvicinare l’onorevole. Così mi fu presentato da Giovanni Lubello (marito della figlia del boss Francesco Bidognetti, ndr) Cipriano Cristiano (anch’egli imputato nel processo), esponente del Pdl, che dopo qualche mese sarebbe diventato sindaco di Casal di Principe; ma io a Cosentino, nonostante le promesse, non l’ho mai incontrato. Poco dopo la Macchiarella mi tolse quasi l’80% degli incarichi lasciandomi solo la delega all’urbanistica”.

 

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