Scontro tra accusa e difesa oggi in aula nel processo a carico di Nicola Cosentino, accusato di concorso esterno ad associazione a delinquere di stampo mafioso per le vicende legate allo smaltimento rifiuti gestito dal consorzio Eco4. E sono ancora le incertezze dei pentiti sulle date alle origini delle tensioni tra le parti. “Seppi che il clan Schiavone appoggiava Nicola Cosentino prima del 1993. Prima, dunque, dell’arresto del boss Francesco Bidognetti. Si diceva che dovevamo far andare a Roma sia Chianese che Cosentino”, dice il pentito Alfonso Diana.
“Le contesto che in un verbale del 2011 lei disse che nel 1995, quando lei si trovava ai domiciliari, si parlava delle elezioni di Cosentino. Ora anticipa di due anni l’evento. Si puo’ sapere in quale data ascolta questa informazione”, incalza uno dei legali dell’ex sottosegretario in carcere dallo scorso 15 marzo, Stefano Montone. “Non ricordo”, risponde il pentito. L’avvocato torna alla carica chiedendo al pentito perche’ nei primi 180 giorni della collaborazione non ha mai fatto il nome di Nicola Cosentino e poi fa emergere che, dopo aver scontato quattro mesi di carcere, Diana (autoaccusatosi di 7 omicidi), e’ finito ai domiciliari e ha poi ricevuto il sostentamento economico previsto dalla legge, e solo in questa seconda fase della collaborazione avrebbe accusato Cosentino. L’udienza di oggi a Santa Maria Capua Vetere e’ stata interamente dedicata all’escussione di collaboratori di giustizia da parte della difesa. Diana ha ribadito, pero’, anche su domanda del pm Alessandro Milita, di aver ascoltato dai capiclan l’appoggio della cupola aCosentino nel 1993, ma la difesa ha dimostrato che quell’anno l’uomo politico non era candidato. Diana ha anche rivelato, su sollecitazione del legale Montone, di essere un parente dell’ex senatore Lorenzo Diana, ora alla guida del consorzio che gestisce il mercato dell’ortofrutta a Napoli. Prima di Alfonso Diana, ascoltato il fratello Luigi, anche lui collaboratore di giustizia dal 2005 che, come sottolineano gli avvocati di Cosentino, ha cominciato a parlare dell’appoggio della camorra all’elezione dell’ex parlamentare solo nel 2010, dopo l’emissione della prima ordinanza a carico dell’ex deputato, nel 2009.
Poi ha ribadito che i clan di Afragola, i Moccia per la precisione, facevano una sorta di campagna elettorale per l’ex sindaco di Napoli, Antonio Bassolino, inviso ai Casalesi. Il nome di un altro politico, inoltre, e’ stato fatto da un altro collaboratore di giustizia, Francesco Cantone di Trentola Ducenta. Si tratta di Gennaro Coronella, che Cantone ha riferito essere “colluso con il clan, ma non so in che modo”. Sulla vicenda degli assegni, provento di ‘pizzo’, che avrebbe monetizzato il fratello del politico, Giovanni Cosentino, titolare dell’impresa Aversana Petroli, Cantone ha precisato che i Cosentino non erano i soli imprenditori a cambiare assegni. “C’erano poi i Passarelli, i Balivo di Trentola Ducenta, i Traettino di Villa Di Briano e Cipriano Chianese di Parete”. Nella prossima udienza, prevista per l’8 aprile, sul banco dei testi ancora pentiti, Francesco Cirillo e Antonio Verde, mentre per il 22 aprile e’ previsto il collegamento in aula con il collaboratore che piu’ di tutti ha raccontato dell’intreccio economico tra clan, imprenditoria e politica, l’imprenditore di Cesa, Gaetano Vassallo.