Nuova misura cautelare e nuovo provvedimento di sequestro per i fratelli Fedele, Giovanni e Francesco Ragosta. Il gip del tribunale di Napoli, su richiesta dei pm della Direzione distrettuale antimafia, ha firmato una misura restrittiva per 10 persone, in carcere per gli imprenditori a capo dell’omonimo gruppo industriale, con il beneficio dei domiciliari per altre 7 persone, contestando reati che vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso al ricilaggio di denaro alla bancarotta fraudolenta.
Gia’ il 19 marzo scorso erano state eseguite misure simili e il sequestro preventivo di beni per circa 1 miliardo di euro. g. – Il tribunale del Riesame di Napoli si era pero’ pronunciato a favore dei fratelli, riconoscendo solo un legame ‘personale’ tra loro e un elemento di spicco del clam Fabbrocino, Franco Ambrosio. Per il procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho, con “nuove investigazioni mediante intercettazioni telefoniche, ambientali, perquisizioni e audizioni di persone informate sui fatti, sono stati acquisiti ulteriori elementi probatori in ordine alle ipotesi di reato di cocnorso esterno in associazione camorristica, nonche’ reimpiego di proventi illeciti e fittizia intestazione di beni” a loro carico. Il clan, e’ la tesi degli inquirenti, finanziava i Ragosta e condizionava gli operatori economici della provincia napoeltana per garantire loro un monopolio nell’approvvigionamento e commercio metalli. Tra le vicende ricostruite dall’indagine, l’acquisizione da parte di Fedele Ragosta dell’hotel Raito in un’asta, con “atti di violenza e minaccia di tipica matrice camorristica”, conclusa con l’aggiudicazione dell’immobile a 6 milioni di euro anziche’ i 9 della stima. L’inchiesta considera anche il fallimento di una delle societa’ del gruppo, la R.E.R. Spa, per il quale c’e’ una misura restrittiva anche per la moglie di Francesco Ragosta e per i componenti del collegio sindacale; per i pm, la distrazione dei beni patrimoniali fece lievitare il passivo della soa fino a 38 milioni di euro.