Nella prima parte dell’affaire sull’impianto fognario a Lusciano, una delle macro aree contenute nell’ordinanza del Gip del tribunale di Napoli Nord, Antonella Terzi, nell’ambito delle indagini condotte dal pm Paola Da Forno, che ha investito il comune di Villa Literno e portato all’arresto del sindaco Nicola Tamburrino, dei fratelli imprenditori Nicchiniello e dell’iscrizione nel registro degli indagati del sindaco di Lusciano, Nicola Esposito, abbiamo evidenziato come nel comune guidato da Esposito si sia fatto l’impossibile per accedere a un ingente finanziamento per il rifacimento della rete fognaria. La figura centrale della vicenda è Anastasia Russo, all’epoca Rup del progetto, e a riguardo del tecnico ulteriori dettagli spuntano man mano che si scorrono le oltre 600 pagine del fascicolo. In un’intercettazione ambientale tra la Russo e il marito, Franco Del Grosso, in cui emerge tutta la preoccupazione per l’esposto presentato dall’Anac sul progetto, afferma: “Guarda, io una cosa me la ricordo come se fosse adesso e mi ricordo benissimo la lettera che gli feci a Onofrio per dirgli che avrei fatto…cioè la, diciamo, la parte incriminata, come devo dire?…la lettera che io faccio ad Onofrio dicendo di adeguare questo progetto e poi si sarebbe deciso con apposito atto aggiuntivo e il giorno che io ho firmato questo atto aggiuntivo…e me lo ricordo come se fosse adesso…quando io ho firmato questo atto aggiuntivo stavo nella mia stanza e ci stava Grimaldi, ci stava il sindaco, ci stava il “mollusco”, no…che erano tutti lì a dirmi che questa era la cosa giusta da fare e l’unica cosa da fare perché noi dovevamo avere questo progetto e poi bisognava candidarlo e tutto quanto”. L’architetto Russo si sentiva sotto pressione e alla fine ha ceduto: “Non avevo la forza di dire no!…e allora in quel momento ho fatto questa cosa per togliermeli di dosso”. Successivamente è avvenuto un incontro nell’ufficio Sua (Stazione Unica Appaltante) di Caserta tra l’ex assessore Grimaldi, l’architetto Russo e l’architetto Sposito in cui si discute di come poter giustificare alcuni punti sollevati nell’esposto dell’Anac riguardo un possibile danno erariale e turbativa d’asta che sarebbero potuti emergere dall’esame del progetto e dai materiali usati per realizzare i lavori, che sembra non abbiano rispettato norme e linee guida del progetto stesso. Dice Sposito: “Potevate, insomma, verificare questa possibilità di mettere il propilene” aggiungendo poi “Quindi, ho capito benissimo. Volete portare ‘sto coso sull’errore progettuale?…va buò, questo è!”. Ma Grimaldi solleva obiezioni perché la questione dell’errore progettuale potrebbe non essere percorribile in quanto sarebbe troppo tardiva. Un ulteriore elemento per cui il progetto era problematico sorge in conferenza di servizi per le perplessità dei comuni di Parete e Giugliano, perché la realizzazione dell’impianto fognario luscianese avrebbe potuto interferire con altri lavori di pubblica utilità che i comuni limitrofi stavano effettuando. Successivamente emerge anche la superficialità con la quale è stato trattato il progetto per renderlo cantierabile: i tempi erano troppo ristretti per fare tutte le opportune verifiche di carattere tecnico prima della scadenza del bando europeo. Alla fine dell’incontro l’errore progettuale sembra essere l’unica via d’uscita per uscire dal ginepraio in cui sono finiti. E la Russo lo ribadisce anche in un’altra conversazione avuta col marito. Emerge chiaramente che avrebbe voluto sollevarla sin dal primo momento ma per paura di perdere il finanziamento le è stato impedito.
Improvvisamente, in tutta la faccenda, spunta un nuovo personaggio: Raffaele Iuliano. Da premettere che pur non essendo tra gli indagati, è stato però uno dei protagonisti che ha maggiormente contribuito per portare a compimento l’operazione per ottenere il cospicuo finanziamento. E’ stato lui, infatti, a rispolverare il progetto del 2002 e a collaborare con Onofrio. Dopo aver ventilato la possibilità di partecipare al bando al sindaco Esposito, quest’ultimo sempre affiancato dall’assessore Grimaldi, che accolse con favore l’idea, si adoperò nell’organizzazione di incontri in Regione Campania con l’allora presidente del consiglio regionale, Paolo Romano. Nelle fasi precedenti alla presentazione del progetto appare chiaro a tutti come lo stesso fosse inadeguato per l’utilizzo dei materiali (calcestruzzo, ormai sostituito dalla plastica). Ma tutta la parte politica luscianese non era intenzionata ad abbandonare la possibilità di partecipare al bando. Erano troppi soldi e non si poteva rinunciare. Allora si ipotizzò di lasciare il progetto così com’era e presentare la variante in un secondo momento. Ma il problema ancora una volta erano i tempi ristretti: non era possibile progettare una variante in così poco tempo. Allora si valutò di dividere il progetto in due, ma tenendo conto di partecipare al bando per un importo quanto più alto possibile. Iuliano sottolinea come ai partecipanti agli incontri l’aspetto di maggior interesse era costituito dal fattore economico. Tanto da arrivare ad accese discussioni tra la Russo e Onofrio sugli incarichi che sarebbero potuti derivare dalla chiusura dell’operazione. Ma non solo, anche le parti politiche dell’intero consiglio comunale luscianese andarono in conflitto. E successivamente “le stranezze sulla gestione degli incarichi” spinsero Iuliano ad abbandonare definitivamente tutta la faccenda.
Luigi Viglione
(continua…)