Software e database per l’individuazione di criticità ambientali, laboratori mobili e droni per la trasmissione in tempo reale di dati sensibili. Sono gli strumenti messi in campo dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) nell’attività di contrasto all’inquinamento ambientale nella provincia di Caserta e in particolare in quell’area a cavallo con l’hinterland napoletano nota come “Terra dei fuochi”. La Procura ha illustrato la sua strategia d’attacco all’eco-illegalità la settimana scorsa alla Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti attraverso una relazione che è stata “molto apprezzata”, fanno sapere dall’ufficio inquirente, ma è stata poi “secretata”. Presenti a Roma l’attuale Procuratore facente funzioni Raffaella Capasso insieme a sei sostituti, tra cui il consulente della Commissione Domenico Musto. Quel che si sa è che il documento realizza una fotografia di tutte le indagini fatte e tuttora in corso alla procura di Santa Maria, la più esposta sotto il profilo ambientale. Nella relazione si parla delle inchieste sui rifiuti interrati a Casal di Principe, sulla cave usate come discariche, sui rifiuti radioattivi della centrale nucleare del Garigliano, sui Regi Lagni, sullo smaltimento delle acque reflue in tutti i Comuni del Casertano, ma anche di maxi-inchieste come quelle in corso sulla gestione del Consorzio Unico di Bacino delle province di Caserta e Napoli.

 

 

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