CASAGIOVE – Terza intimidazione in due mesi a Casagiove in provincia di Caserta per don Stefano Giaquinto, il parroco che dal pulpito ha piu’ volte fatto nomi e cognomi di camorristi, denunciando traffico di droga, pizzo e illegalita’.

Ma il sacerdote afferma: “Non mi fermeranno, credo in una Chiesa che denuncia per annunciare”. Don Giaquinto, al microfono di Radio Vaticana, ribadisce il suo impegno: “Io dico questo alla gente: ‘Non lasciatevi rubare la speranza’, perche’ la camorra e’ un piccolo numero, noi siamo piu’ della camorra! Noi siamo di piu’ di coloro che vendono morte, di chi fa la tratta… noi siamo piu’ di loro”. Quando dall’altare si fanno i nomi e cognomi si da’ fastidio – continua don Giaquinto -. Come faccio a dire Messa se a quattro passi, a un chilometro, a dieci chilometri, a venti chilometri si vende morte? Venti giorni fa hanno fatto un blitz e hanno sequestrato otto chili di droga: cocaina purissima. Il Papa ci dice: ‘Dovete sentire l’odore del vostro gregge’; noi dobbiamo avere la forza di denunciare per annunciare. Ma se non annunciamo nelle nostre strutture…abbiamo fallito”. Infine il reverendo rimarca il perche’ nonostante le intimidazioni camorristiche abbia rifiutato la scorta: “Sono un prete e devo fare il prete. La gente e’ la mia compagnia; i giovani sono i miei pilastri. Io faccio il prete!”.

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