La questione dei test rapidi è molto delicata e va affrontata con la dovuta cautela e qualsiasi iniziativa che non sia approvata da enti specializzati nella tutela della salute pubblica, sono vietati perché potrebbero causare gravi danni. Da questo presupposto è partita la diffida, con tanto di segnalazione ai Nas per laboratori privati coinvolti, da parte dell’Unità di Crisi della Regione Campania al sindaco di Parete, Gino Pellegrino, che aveva deciso autonomamente di somministrare i test “sierologici” alla popolazione, dando inizio ad un vero e proprio braccio di ferro Asl e Regione Campania. L’Unità di Crisi regionale, nella sua nota inoltrata al Prefetto di Caserta Raffaele Ruberto, ha sottolineato la necessità ad “attenersi alle indicazioni protocollari della Regione in una materia in cui si tratta di dispositivi medici che ancora non hanno trovato una chiara validazione dagli organismi sanitari nazionali ed internazionali”. In particolare, al netto dei possibili margini di errore pure segnalati, “l’ipotesi di somministrazione del test porta a porta o in ambienti diversi da quelli previsti dal protocollo di questa Unità di Crisi comporterebbe momenti di aggregazione e affollamento che, in caso di reali infetti ma asintomatici, genererebbe ulteriori cluster epidemici vanificando il distanziamento sociale in atto, ad oggi unica vera strategia a disposizione per arginare l’infezione. Inoltre, nell’ipotesi di eventuali positività, non potendo strutture diverse da quelle sanitarie pubbliche praticare il tampone, si determinerebbe altro momento di possibile contagio nel trasferimento di strutture idonee”. E ancora l’Unità di Crisi punta l’indice sul “gravissimo rischio correlato alla possibilità di falsi negativi e alle responsabilità connesse all’eventuale affidamento ingenerato in ordine all’assenza di positività nei soggetti interessati”. Di qui la diffida ad effettuare gli screening di massa con test rapidi.

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