In una fase di ripresa della pandemia torna più forte l’attenzione sulla necessità di proteggere gli anziani, tutelare gli ultra ottantenni, mettere al riparo i fragili per patologia 60-79 enni, compresi gli immunodepressi (oncologici, trapiantati ecc. indipendentemente dall’età) e gli ospiti delle Rsa. Sono queste infatti le principali categorie di pazienti che finiscono in ospedale oggi e che insieme ai non vaccinati rischiano di più in termini clinici. Non a caso proprio fragili, anziani e immunodepressi sono destinatari in Italia, sin dallo scorso 14 aprile, della quarta dose di vaccino. Il tasso di copertura della quarta dose tuttavia è molto basso in Campania: attualmente il livello di adesione per gli over 80, fragili dai 60 anni in su e ospiti delle Rsa in Campania è appena all’8,2 per cento della popolazione vaccinabile, contro il 19,1 della media italiana e il 40% del Piemonte (la regione che ha registrato l’adesione più alta). Peggio della Campania hanno fatto invece solo Umbria (7,9), Sardegna (6,9), Sicilia (6,9), Basilicata (6,5) e Calabria (5,5). Più alta la percentuale degli immunodepressi vaccinati con la quarta dose, il 40,5%, ossia mezzo punto sopra la media nazionale ma la platea in questo caso è di poche migliaia di persone. Nel dettaglio su circa 300mila anziani over 80, di cui l’80 per cento vaccinati con seconde e terze dosi, solo la provincia di Caserta ha una percentuale più alta di immunizzati con la dose booster con 33.705 dosi somministrate in totale mentre ad Avellino si scende a 3.455 a Benevento 1.670, a Napoli centro a 6.056, a Napoli 2 (nord) sono 1.773 e Napoli 3 (sud) 6.468. Infine Salerno galleggia con 12.087 con le aree interne del Cilento in cui l’adesione è bassissima. Se si considera che solo a Napoli ci sono 45mila ultra 80 enni vaccinati con le tre dosi (70 per cento della platea dei residenti che ammonta a 61 mila individui) si comprende come la messa in sicurezza degli anziani è lontana da percentuali accettabili e solo nelle Rsa si è raggiunto il 30 per cento di copertura media. «La quarta dose di vaccino rinvigorisce la sorveglianza in chi per senescenza del sistema immunitario, assunzione di farmaci o patologie che deprimono il sistema di difesa dai virus non ha risposto adeguatamente alle prime tre dosi – spiega Franco Bonaguro virologo emerito dell’istituto Pascale di Napoli e presidente per l’Italia del Gobal virus network – sappiamo che dopo 5 o 6 mesi dall’ultima dose tutti hanno un calo drastico di anticorpi circolanti. In fragili e anziani e ancor più negli immunodepressi che forse non hanno mai risposto bene, il calo è ancora più sensibile. Queste persone sono massimamente esposte alle conseguenze di un contagio». Il combinato disposto di un lungo periodo di tempo trascorso dall’ultima dose praticata e la circolazione di nuove varianti che in certa misura aggirano l’immunità conferita dal vaccino e dalle guarigioni richiedono necessariamente una quarta dose di vaccino a copertura dell’attuale rischio. L’altissima contagiosità espone questi pazienti a una probabilità molto alta di contrarre il virus e di finire in ospedale. Quanto alla quarta dose o secondo booster può essere somministrata purché sia trascorso un intervallo minimo di almeno 4 mesi dalla terza dose alle persone di età superiore agli 80 anni, agli ospiti dei presidi residenziali per anziani e alle persone con elevata fragilità motivata da patologie concomitanti e preesistenti di età superiore ai 60 anni. Possono essere richieste ai centri vaccinali dei distretti Asl, alle farmacie e al medico di famiglia. Presso gli ospedali provinciali di rilievo nazionale (Cotugno, Cardarelli, Policlinici, Santobono a Napoli e Moscati ad Avellino, Ruggi a Salerno, San Sebastiano a Caserta e San Pio a Benevento) le quarte dosi si fanno negli ambulatori oppure in reparto per i ricoverati. In questi ospedali con il Cotugno come Hub, da un paio di settimane si può accedere, in alternativa alla quarta dose, ai nuovi monoclonali che sono efficaci contro le varianti e che danno una protezione passiva per 6 o 9 mesi. Una novità nell’arsenale dei trattamenti anti Covid pensata per prevenire l’infezione.