Il Papa è arrivato all’Università cattolica di Lisbona per l’incontro con gli studenti universitari. Dopo la giornata di ieri, dedicata alle istituzioni e alla Chiesa del Portogallo, da oggi Francesco si dedica completamente ai giovani. Dopo il discorso all’Università Cattolica si sposterà a Cascais per incontrare i giovani di Scholas Occurrentes. Quindi tornerà a Lisbona e nel pomeriggio ci sarà l’accoglienza ufficiale del Papa da parte dei giovani arrivati in Portogallo da tutto il mondo per la Gmg. Le autorità locali comunicano che all’Universidade Catolica Portuguesa partecipano all’incontro con Papa Francesco circa 6.500 persone. C’è “l’urgenza drammatica di prenderci cura della casa comune. Tuttavia, ciò non può essere fatto senza una conversione del cuore e un cambiamento della visione antropologica alla base dell’economia e della politica. Non ci si può accontentare di semplici misure palliative o di timidi e ambigui compromessi”. Lo ha detto il Papa agli universitari aggiungendo: “In nome del progresso state facendo un regresso e questo non è possibile. Voi siete la generazione che può vincere questa sfida: avete gli strumenti scientifici e tecnologici più avanzati ma, per favore, non cadete nella trappola di visioni parziali”. Il Papa invita i giovani a vedere la questione nel suo insieme, ovvero in un’ottica di “ecologia integrale”, e quindi “di ascoltare la sofferenza del pianeta insieme a quella dei poveri; di mettere il dramma della desertificazione in parallelo con quello dei rifugiati; il tema delle migrazioni insieme a quello della denatalità; di occuparci della dimensione materiale della vita all’interno di una dimensione spirituale. Non polarizzazioni, ma visioni d’insieme” Il Papa chiede ai giovani di imparare a rischiare. “Amici – ha detto agli universitari che sta incontrando a Lisbona -, permettetemi di dirvi: cercate e rischiate. In questo frangente storico le sfide sono enormi e i gemiti dolorosi. Stiamo attraversando una terza guerra mondiale a pezzi ma abbracciamo il rischio di pensare che non siamo in un’agonia, bensì in un parto; non alla fine, ma all’inizio di un grande spettacolo. Ci vuole coraggio. Siate dunque protagonisti di una ‘nuova coreografia’ che metta al centro la persona umana, siate coreografi della danza della vita”. “L’autopreservazione – ha sottolineato Papa Francesco – è una tentazione, un riflesso condizionato della paura, che fa guardare all’esistenza in modo distorto. Se i semi preservassero sé stessi, sprecherebbero completamente la loro potenza generativa e ci condannerebbero alla fame; se gli inverni preservassero sé stessi, non ci sarebbe la meraviglia della primavera. Abbiate perciò il coraggio di sostituire le paure coi sogni: non amministratori di paure, ma imprenditori di sogni!”, è l’appello del Pontefice ai giovani. Il Papa chiede poi di vivere la vita reale anche se questo può portare inquietudine. Nel discorso ha sottolineato: “Siamo chiamati a qualcosa di più, a un decollo senza il quale non c’è volo. Non allarmiamoci allora se ci troviamo assetati dentro, inquieti, incompiuti, desiderosi di senso e di futuro, com saudades do futuro!”, “non siamo malati, ma vivi”. Per il Papa dobbiamo preoccuparci piuttosto “quando siamo disposti a sostituire la strada da fare con un qualsiasi punto di ristoro, purché ci dia l’illusione della comodità; quando sostituiamo i volti con gli schermi, il reale con il virtuale; quando, al posto delle domande che lacerano, preferiamo le risposte facili che anestetizzano”. Gli studi superiori non dovrebbero essere “un privilegio” per pochi. “Sarebbe uno spreco pensare a un’università impegnata a formare le nuove generazioni solo per perpetuare l’attuale sistema elitario e diseguale del mondo, in cui l’istruzione superiore resta un privilegio per pochi. Se la conoscenza non viene accolta come responsabilità, diventa sterile. Se chi ha ricevuto un’istruzione superiore, che oggi, in Portogallo e nel mondo, rimane un privilegio, non si sforza di restituire ciò di cui ha beneficiato, non ha capito fino in fondo cosa gli è stato offerto”. Per Papa Francesco il titolo di studio non deve essere visto “solo come una licenza per costruire il benessere personale, ma come un mandato per dedicarsi a una società più giusta e inclusiva, cioè più progredita”. Il Papa chiede dunque ai giovani: “Voi, cari studenti, pellegrini del sapere, cosa volete vedere realizzato in Portogallo e nel mondo? Quali cambiamenti, quali trasformazioni? E in che modo l’università, soprattutto quella cattolica, può contribuirvi?”. Il Papa chiede infine ai giovani universitari del Portogallo di diventare “maestri di speranza”. “Ascoltandovi, ho pensato a una frase che forse vi è familiare, dello scrittore José de Almada Negreiros: ‘Ho sognato un Paese in cui tutti arrivavano a essere maestri’ (A Invenção do Dia Claro). Anche questo anziano che vi parla, che già sono vecchio, sogna che la vostra generazione divenga una generazione di maestri. Maestri di umanità. Maestri di compassione. Maestri di nuove opportunità per il pianeta e i suoi abitanti. Maestri di speranza. Maestri che difendono la vita minacciata da grave distruzione ecologica”. Il Papa questa mattina ha celebrato la messa nella Nunziatura a Lisbona. Erano presenti quattro familiari della donna francese, animatrice di catechesi di 62 anni, arrivata a Lisbona per la Gmg e deceduta nei giorni scorsi a causa di un incidente nella casa in cui era ospitata. Prima di lasciare la Nunziatura, Papa Francesco ha incontrato un gruppo di 15 giovani pellegrini dall’Ucraina accompagnati da Denys Kolada, Consulente per il Dialogo con le organizzazioni religiose presso il Governo ucraino. Dopo aver ascoltato le loro toccanti storie, il Papa ha rivolto ai ragazzi alcune parole, manifestando la sua vicinanza, “dolorosa e di preghiera”. Nel concludere l’incontro, durato circa 30 minuti, il Papa e i ragazzi hanno recitato insieme il Padre Nostro, con il pensiero rivolto alla “martoriata Ucraina”. Il gruppo dei giovani ucraini, a Lisbona per la Gmg, che questa mattina hanno incontrato Papa Francesco, era accompagnato anche dal prete responsabile della pastorale giovanile per la comunità greco Cattolica ucraina.