L’incursione di terra del Libano meridionale da parte delle forze militari israeliane è iniziata, accompagnata da bombardamenti su villaggi della regione. In Italia, la premier Giorgia Meloni segue la situazione insieme ai ministri Tajani e Crosetto. Unifil avverte: “Qualsiasi incursione viola la risoluzione 1701 dell’Onu”. Nella notte un’esplosione è stata avvertita a Damasco: secondo fonti siriane, un raid israeliano ha causato la morte di un giornalista televisivo. Segnalato anche attacco a campo profughi di Sidone, obiettivo era capo delle Brigate Al-Aqsa. Più di 10.000 persone nella Striscia di Gaza necessitano ancora di evacuazione medica mentre più di 41.638 persone sono state uccise negli ultimi 12 mesi di guerra, ha detto martedì la portavoce dell’UNRWA Louise Wateridge in un briefing a Ginevra. “Chiediamo con urgenza più aiuti per intensificare i nostri sforzi e fornire sostegno ai civili sfollati”. Lo ha detto il premier libanese Najib Miqati, come riporta la Bbc. Miqati ha ribadito che nel Paese dei Cedri sono “circa un milione gli sfollati” da quando sono iniziati, il mese scorso, i raid aerei israeliani contro Hezbollah. Il premier è intervenuto durante una riunione con rappresentanti delle organizzazioni delle Nazioni Unite e ambasciatori dei Paesi donatori incentrata sulla crisi degli sfollati. E, riporta l’agenzia Nna, ha parlato della “guerra devastante scatenata da Israele”.

La forza di peacekeeping delle Nazioni Unite nel sud del Libano, l’Unifil, riferisce che l’esercito israeliano aveva notificato il giorno prima la sua “intenzione di intraprendere limitate incursioni di terra in Libano” e lo ha descritto come uno “sviluppo pericoloso”, aggiungendo che “qualsiasi attraversamento del confine con il Libano è una violazione della sovranità e dell’integrità territoriale libanese e una violazione della risoluzione 1701”. Il riferimento è alla risoluzione delle Nazioni Unite del 2006 che ha posto fine alla guerra di un mese tra Israele e il gruppo militante libanese Hezbollah. “Esortiamo tutti gli attori a fare un passo indietro rispetto a tali atti di escalation, che porteranno solo a più violenza e a più spargimento di sangue”, afferma l’Unifil, sottolineando che i peacekeepers “restano in posizione” ma che “hanno piani di emergenza pronti ad essere attivati se assolutamente necessario”.

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