I capelli rasati a zero “come agli ebrei” e una croce disegnata in cima alla testa per non essersi impegnato a sufficienza in una gara internazionale di nuoto. E’ la ‘lezione’ inflitta da due istruttori e un’atleta di una piscina ad un ragazzino vicentino di 11 anni.

A denunciare l’episodio, avvenuto nel maggio scorso, i genitori del bambino, che hanno presentato ad agosto un esposto contro i tre, indagati dalla Procura per abuso di mezzi di correzione. Saranno interrogati l’8 novembre prossimo. Al rientro da una serie di gare di nuoto tenutesi a Locarno, in Svizzera, il ragazzino si è presentato ai genitori con la testa completamente rasata, ad eccezione di una porzione di capelli a croce.

L’undicenne ha spiegato di essere stato punito in questo modo dal capo degli allenatori di 52 anni e dalla sua vice di 28, i quali avrebbero lasciato l’esecuzione materiale della ‘lezione’ ad una atleta più anziana della comitiva. La frase sugli “ebrei” che avrebbe accompagnato la rasatura punitiva non sarebbe stata riferita da quest’ultimo, ma dal ragazzino minacciato della stessa ‘lezione’, i cui genitori hanno presentato a loro volta denuncia contro gli istruttori. Nell’esposto dei familiari dell’11enne punito con il taglio dei capelli non se ne farebbe cenno; la frase anti-semita sarebbe tuttavia agli atti per la seconda denuncia. Si sarebbe trattato però, si apprende sempre dalle stesse fonti, di un’espressione pronunciata in un contesto “goliardico”, seppur pesante, nel quale sarebbe avvenuto il rito della rasatura.

Gli elementi a disposizione degli inquirenti sono al momento quelli forniti dalle parti offese; i tre indagati esporranno la loro versione dei fatti nell’interrogatorio previsto mercoledì prossimo a Vicenza. L’atleta di 21 indagata dalla Procura per abuso dei mezzi di correzione e disciplina si difende dalle accuse e nega di aver mai tagliato i capelli per ‘punizione’ al nuotatore. Di più, Giulia, studentessa di educazione motoria, afferma di non sapere chi abbia eseguito la rasatura a zero, e soprattutto di non sapere niente riguardo alla frase riferita “agli ebrei”, che invece è agli atti nella denuncia dei genitori del ragazzino punito.

Affiancata dal proprio avvocato, Michele Grigenti, Giulia ha voluto anticipare quella che sarà la sua linea difensiva nell’interrogatorio che affronterà l’8 novembre prossimo. Sull’accusa di essere stata l’esecutrice materiale della ‘lezione’ stile marines risponde: “é assolutamente falso. Io non ho toccato nessuno e non ho tagliato i capelli a nessuno. Ero contraria – spiega – a quel tipo di punizione e se avessi visto accadere quello che poi è successo mi sarei opposta”. “E’ vero – conferma – che uno dei ragazzi si è ritrovato con i capelli rasati, ma io non so chi sia stato a farlo”. La ragazza vicentina teme che il coinvolgimento in questa vicenda possa costarle caro: “Studio per diventare insegnante di educazione motoria. Se questa storia dovesse avere delle conseguenze – afferma -, temo che non sarei più in grado di realizzare i miei sogni e non è giusto, perché io non ho fatto davvero nulla”.

La giovane sottolinea di aver partecipato alla trasferta ‘incrimata’, quella della gara di maggio a Locarno, esclusivamente come atleta. “Ho partecipato a quella trasferta in Svizzera come atleta – conclude – e ci sono documenti che possono dimostrarlo. Ho anche sostenuto alcune gare nella mia categoria”.

 

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