Il Capo della Polizia Manganelli ha immediatamente disposto un’inchiesta interna sulla vicenda del bambino prelevato ieri da scuola in provincia di Padova. Il filmato integrale della Polizia è stato trasmesso all’Autorità Giudiziaria per l’attività di competenza della stessa.

“Profondo rammarico” per quanto avvenuto a Padova è espresso dal capo della Polizia raggiunto telefonicamente dall’ANSA. Manganelli porge le sue scuse ai familiari del bimbo prelevato da scuola a Cittadella(Pd) e assicura “massimo rigore nell’inchiesta interna avviata”. Il Presidente della Camera, Fini, che ha avuto un colloquio telefonico con il questore di Padova, ha chiesto al Governo di riferire quanto prima in considerazione delle richieste di informativa e delle interrogazioni parlamentari presentate in merito da deputati di vari gruppi sulla vicenda. “Ho visto il filmato del ragazzo e, come tutti, sono rimasta turbata da queste immagini”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, aggiungendo che “prima di dare giudizi o emettere sentenze attendo serena di conoscere il risultato dell’indagine immediatamente avviata dal Capo della Polizia”. “Accetto le scuse ma non è modo questo di prelevare i bambini”: così la madre del bambino nel corso di “Check Point” su Tgcom24.

“Questa violenza sui bambini deve finire. Bene le scuse, ma è ancora là dentro e non riesco a vederlo. Non so come sta, quanti ematomi ha, abbiamo solo la dichiarazione del padre che dice che sta bene, ma dubito perché lui dice bugie” ha aggiunto la madre. Momenti concitati in un istituto nel padovano quando la polizia e’ intervenuta per eseguire un provvedimento di affidamento in via esclusiva al padre, con collocamento in una comunita’, di un ragazzino di 10 anni.

L’opera degli agenti, in esecuzione di un provvedimento emesso dalla sezione minori della Corte d’Appello di Venezia, e’ stato reso difficile dall’opposizione di alcuni famigliari della madre del ragazzino che hanno cercato di impedire al padre, che era presente, di portare il figlio alla comunita’ indicata dall’autorita’ giudiziaria. L’intervento degli agenti e’ stato eseguito presso la scuola – come e’ stato precisato in serata – in quanto i tentativi fatti in passato presso la casa materna e dei nonni non avevano avuto l’esito sperato perche’ il bambino si nascondeva alla vista degli assistenti sociali e del personale sanitario di volta in volta intervenuto.

La polizia in considerazione del fatto che la Corte d’Appello ha recentemente rigettato un ricorso finalizzato alla sospensione del provvedimento di affidamento al padre presentato dalla madre, anche su indicazione di un consulente della stessa Corte d’Appello, aveva quindi individuato il plesso scolastico quale un luogo idoneo all’esecuzione del provvedimento. Le fasi concitate dell’opposizione dei contrasti tra agenti e i familiari sono state riprese in un video, pare girato da un’altra parente, che e’ stato trasmesso da ”Chi l’ha visto”.

No alla diffusione di immagini e dettagli lesivi della dignità del bambino prelevato a scuola dalle forze di polizia: è il richiamo del Garante per la privacy ai media e ai siti web. L’Autorità si riserva comunque di adottare eventuali specifici provvedimenti a tutela del minore. “E’ incivile che il nostro bambino sia stato portato via in questo modo” dice tra le lacrime, la madre del bambino. La madre del bambino, assieme ai nonni del piccolo ed una mezza dozzina di mamme, ha messo in atto stamane una protesta con dei cartelli davanti alla scuola.

Sui cartelli scritte come “I bambini non sono né bestie né criminali, liberatelo” e ancora “i bambini vanno ascoltati. Da sei anni mia figlia vive un incubo e noi con lei – spiega il nonno – mia figlia ha ricevuto 23 querele dal suo ex marito, tutte archiviate. Il bambino vive con lei e non vuole vedere il padre che è percepito dal piccolo come troppo autoritario. Quello che è successo ieri è incredibile”. Il bambino era visto dal padre, secondo gli accordi successivi alla separazione avvenuta otto anni fa, una volta alla settimana in colloqui protetti e trascorreva con lui due fine settimana al mese. Il padre, però, ha ottenuto recentemente dal tribunale dei minorenni una ordinanza che stabilisce la necessità dell’allontanamento dalla casa materna del bimbo, che attualmente si trova in una casa famiglia a Padova, in carico ai servizi sociali.

Secondo quanto stabilito dal giudice della corte d’appello della sezione minori di Venezia, va recuperato il rapporto con il padre e per questo gli agenti ieri, assieme al consulente tecnico del pubblico ministero e ai tecnici dei servizi sociali, hanno prelevato il bambino da scuola. Nel mese di agosto e settembre altri due tentativi di portare via il piccolo dalla casa materna erano falliti per l’opposizione del bimbo, che per non essere portato via dalla madre, si era nascosto sotto al letto. Di qui la decisione di intervenire a scuola.

“Sono andata nella casa famiglia con il pediatra e ho chiesto che il bambino venisse visitato, ma non mi è stato permesso” spiega ancora la madre. Mio figlio, ha spiegato la madre” è stato portato in comunità perché la Corte d’Appello di Venezia ha emesso un decreto sulla base del fatto che al bambino era stata diagnosticata la PAS (sindrome da alienazione parentale). Secondo la PAS, se il bambino non viene prelevato dalla famiglia materna e resettato in un luogo neutro, come una sorta di depurazione, non potrà mai riallacciare il rapporto con il padre. Tutto questo in base ad una scienza spazzatura che arriva dall’America”.

“In Italia – ha proseguito – ci sono modi più civili per far riallacciare i rapporti tra padre e figlio; il bambino vedeva suo padre in incontri protetti una volta alla settimana, ogni settimana”. “Ieri sera sono andata nella casa famiglia nella quale è stato portato mio figlio, ma mi hanno impedito di vederlo. Ero con il pediatra e ho chiesto che il bambino venisse visitato perché, visto il modo barbaro con il quale è stato trascinato via da scuola, aveva sicuramente riportato qualche trauma, ma, soprattutto, volevo accertarmi del suo stato psicologico. Ma questo non mi è stato permesso”, ha concluso.

“Ho salvato mio figlio e ora sta bene, è sereno. L’importante è questo. Ho pranzato, giocato alla playstation e poi cenato con lui e l’ho messo a letto. Era anni che non lo facevo ed è stata una bella emozione”. Così racconta il padre, avvocato, del ragazzino. Il padre dice anche di essere riuscito ad abbracciare il figlio dopo che per tanti anni “ciò é stato impedito a me e ai miei famigliari, non solo dalla madre ma anche dai suoi parenti”. “E’ stata una spettacolarizzazione messa in atto dai familiari materni in una vicenda complessa”: così il questore di Padova, Vincenzo Montemagno, ha commentato l’intervento.

Montemagno ha evidenziato che è stato lo stesso padre del minore a chiedere un aiuto a un agente per prenderlo, visto che si divincolava, e farlo salire in auto. Il questore ha sottolineato che dopo 5 tentativi infruttuosi di convincere la madre, alla quale é decaduta la patria potestà da 5 anni, di far entrare nella sua abitazione i servizi sociali per accompagnare il figlio in una struttura protetta, è stato dato esecuzione al provvedimento del Tribunale dei Minori di Venezia. I giudici hanno disposto che, come riportato negli atti, “in mancanza di uno spontaneo accordo tra i genitori, sia il padre a occuparsi del figlio che potrà avvalersi dei servizi sociali e della forza pubblica”.

Ieri mattina il padre, dopo che il giorno precedente era andato a vuoto l’ennesimo tentativo di convincere la madre ad agire secondo disposizione della Corte d’appello, si è presentato alla scuola accompagnato da tre agenti dell’ufficio minori della Questura di Padova, tra cui due donne, e tutti in borghese, dal responsabile dei servizi sociali Lorenzo Panizzolo e dallo psichiatra (perito del tribunale) Rubens De Nicola. L’insegnante ha tentato prima di convincere il ragazzo a presentarsi in presidenza e poi è stato lo stesso preside a portare la scolaresca in palestra, permettendo così al padre di entrare in aula e raggiungere il figlio.

Il ragazzo lo ha seguito, ma una volta fuori dalla scuola, in una uscita laterale si è trovato di fronte nonni e zii materni che hanno tentato di impedire che il nipote si allontanasse. Il genitore ha preso di forza il figlio, chiedendo aiuto a un agente. “L’operato è stato quello giusto – ha ribadito il questore – nell’interesse del bambino. Tutti, tranne chi stava operando ha voluto esasperare questa situazione”.

Riguardo alle dichiarazioni fatte da una ispettrice davanti alle richieste fatte probabilmente da una zia del ragazzo, il questore ha chiarito: “di fronte alla resistenza di una donna e la richiesta di questa di vedere gli atti della corte d’appello, l’ispettrice si è qualificata dicendo poi ‘lei non e’ nessunò, intendendo così ribadire che la donna non aveva alcuna autorità in quanto non titolare della patria potestà e anche perché il provvedimento doveva essere notificato solo ai genitori”.

 

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